Covid e salute mentale: in Campania i bambini più maltrattati d’Italia


La Fondazione Cesvi presenta il 4° indice regionale sul maltrattamento all’infanzia, la Campania tra le regioni italiane più esposte. La Campania è tra le più a rischio per maltrattamenti all’infanzia sia per i fattori di rischio presenti sul territorio sia in relazione ai servizi di prevenzione e contrasto al fenomeno.

Sfortunatamente, questa pandemia ha provocato molti danni circa la salute mentale, specialmente tra i bambini. La Fondazione Cesvi lancia l’allarme: “Il nostro Paese è arrivato impreparato. È necessario rafforzare gli interventi progettuali su questa tematica e ricostruire subito un sistema di servizi territoriali capace di far fronte all’aumentato bisogno di cure.”

Dopo più di un anno di pandemia il “trauma collettivo da Covid-19” è chiaro. A pagarne il prezzo sono state le categorie più “fragili” cioè i bambini, gli adolescenti. Questo anche perché all’interno del nucleo familiare si è aggiunto un nuovo fattore di stress che ha potuto creare scenari di maltrattamento.

Oggi è stato fatto un incontro online con Cristina Parodi, ambasciatrice della Fondazione, con la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti. Attraverso l’indice che analizza la vulnerabilità al maltrattamento dei bambini in tutte le regioni italiane con i fattori di rischio presenti sul territorio regionali e la capacità delle amministrazioni di aiutare, prevenire e contrastare attraverso i servizi offerti.

Si tratta di una graduatoria di 64 indicatori classificati rispetto a sei diverse capacità che rappresentano la struttura portante dell’Indice: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare e di accesso a risorse e servizi. L’edizione 2021 dell’Indice dedica un importante e approfondito focus all’impatto che la pandemia ha prodotto sulla salute mentale grazie al contributo di testimoni privilegiati esperti ed esperte dei servizi territoriali . Il prolungarsi della pandemia ha reso cronica e strutturale l’emergenza della prima ondata, logorando lentamente la capacità di resilienza e resistenza psicologica e sociale.

Attraverso i dati raccolti dalla ricerca si conferma l’esistenza di un “trauma collettivo da Covid-19” che, per le famiglie con già precedenti traumi o fragilità, ha agito come detonatore. Nelle famiglie più fragili infatti, è aumentata la conflittualità e la violenza, contro le donne e la violenza assistita o subita da minori. In più si è assistito ad un “forte stress negativo sullo stato di salute mentale di genitori e bambini”  ovviamente legato alla paura di ammalarsi, il minor contatto sociale, le preoccupazione economiche, le lezioni online.

Quest’anno dunque, con tutte le preoccupazioni già esistenti e le nuove che si sono aggiunte con la pandemia, si è verificato un aumento di burnout genitoriale”, che spesso sfocia in maltrattamento dei bambini anche in presenza di fattori protettivi, come l’istruzione o il livello di reddito.

I dati inoltre dimostrano che il 43% degli italiani “ha riportato un peggioramento della loro salute mentale nell’ultimo anno”dunque il Covid-19 ha contribuito maggiormente nei maltrattamenti all’infanzia. Il rischio maggiore è che il fenomeno emergerà in pieno solo quando la pandemia sarà conclusa.

Un altro dato preoccupante in Italia è l’aumento, da parte di bambini e ragazzi, di richieste di aiuto psicologico ed un aumento dei tentativi di suicidio specialmente durante la seconda ondata di lockdown. Da ottobre 2020 ad oggi sono aumentati del 30% i tentativi di suicidio e autolesionismo tra gli adolescenti. 

In Campania i bambini più maltrattati

Dunque sul piano nazionale, al Sud il rischio di maltrattamento è maggiore in quanto sono più carenti i servizi offerti sul territorio. Al Nord la situazione è ancora gestibile mentre al Sud, i dati sono molto critici. Le ultime quattro posizione sono occupate da: Campania (20°), Sicilia (19°), Calabria (18°), Puglia (17°). La regione che invece ha più capacità di gestire questo fenomeno è il Trentino-Alto Adige che quest’anno supera l’Emilia-Romagna, a seguire il Friuli-Venezia Giulia (3°), Veneto (4°) e l’Umbria (5°).

Già dalla prima edizione la Campania occupa l’ultima posizione per il maltrattamento all’infanzia. Si conferma dunque una regione ad “elevata criticità”, tra le sei capacità prese in esame dall’Indice si piazza tra le peggiori su cinque capacità: la capacità di cura di sè e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di lavorare ed accedere alle risorse. Insomma considerata critica sia per una situazione territoriale difficile ma anche per i fattori di rischio e l’offerta dei servizi.

Cesvi è attiva in Campania dal 2017, soprattutto nella periferia di Napoli, nel quartiere di San Pietro a Patierno, questo per prevenire i fenomeno di maltrattamento all’infanzia. Il 39% dei minori, 2.000 bambini e adolescenti, è vittima di maltrattamenti spesso proprio all’interno del nucleo familiare. La Fondazione cerca sia di rafforzare le risorse per i bambini e le famiglie sia di creare un impatto positivo sull’ambiente e la comunità.


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