Inquinamento, violenza e lavoratori in pericolo: i motivi delle proteste contro il G20


In occasione del G20 sul clima, in corso a Napoli, diversi attivisti hanno dato vita ad una serie di proteste, riversandosi in città per dare voce al proprio malcontento. Quest’ultimo nasce dal fatto che nel programma, discusso dai rappresentanti dell’Ambiente e della Transizione ecologica delle 20 Nazioni partecipanti, mancherebbe l’attenzione verso alcune tematiche ambientali quali verde, mare, spiagge e piste ciclabili.

G20 Napoli: i motivi delle proteste

Le proteste che, in queste ore, stanno interessando il territorio cittadino si collegano a tematiche ben precise. Tra i protagonisti delle rivolte spiccano i movimenti ‘Bees Against G20’, ‘Laboratorio Insurgencia’, ‘Ex Opg Occupato’ e ‘Iskra’. In sinergia hanno deciso di porsi contro i ministri giunti a Napoli per partecipare ad un summit che probabilmente non porterà a decisioni concrete lasciando ancora irrisolte alcune questioni particolarmente importanti.

Definiscono questa visita una ‘vacanza’ che i ‘potenti’ stanno trascorrendo nel capoluogo partenopeo, facendo finta di discutere di tematiche urgenti proprio in una delle città più colpite dalla devastazione ambientale. Li hanno accolti facendo irruzione all’interno della ‘zona rossa’ predisposta dalle forze dell’ordine a Piazza Plebiscito, per ricordare, in maniera simbolica, che quello spazio creato ad hoc per loro non servirà ad attuare nessuna soluzione.

Si sono uniti per condannare non solo pratiche di inquinamento e distruzione ambientale: alcuni attivisti hanno manifestato espressamente il proprio disaccordo nei confronti del governo turco relativamente alla persecuzione che il Erdogan ha attuato nei confronti del popolo curdo. Per l’occasione la città di Napoli ha mostrato la sua solidarietà ai curdi ed oggi continua a ripugnare il popolo artefice di quella mattanza: “Nella nostra città il governo assassino di Erdogan non è il benvenuto”.

La protesta si è poi spostata verso il porto di Napoli, bloccando non a caso l’area logistica. E’ proprio lì, infatti, che si concentra un elevato tasso di inquinamento derivante dalla circolazione delle merci, con rifiuti tossici che oltre a danneggiare l’ambiente mettono a rischio l’incolumità dei lavoratori. Altro tema fondamentale che non trova spazio nella discussione dei vertici.

In queste ultime ore, infine, gli attivisti hanno spostato il blocco presso la raffineria Q8 di San Giovanni a Teduccio, definita come uno degli impianti ecocidi con i quali il territorio della zona Est di Napoli è stato inquinato e devastato.

Il G20 proseguirà estendendo anche alla giornata di domani i provvedimenti emanati dal Comune relativi alla limitazione della circolazione nelle zone del centro. Altra beffa dell’iniziativa: il focus è posto sull’attenzione all’ambiente ma, nel frattempo, il blocco della circolazione causa rallentamenti, code e file di auto che rendono l’aria ancor più irrespirabile.


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