La nuova vita di Paolo: da operaio (licenziato) della Whirlpool all’apertura di un suo ristorante

Foto fb L'antro Divino


In un mondo in cui è sempre più difficile trovare lavoro, come dimostra il caso di Francesca che ha denunciato il titolare di un’azienda che la voleva pagare 280 euro al mese per 10 ore al giorno, è possibile trovare anche una storia a lieto fine. Riguarda Paolo, un ex addetto alla sicurezza della Whirlpool che una volta licenziato ha deciso di cambiare lavoro e reinventarsi, partendo da zero.

DA ADDETTO WHIRLPOOL A TITOLARE DI UN RISTORANTE: LA NUOVA VITA DI PAOLO

Capendo che lo stabilimento di via Argine a Napoli non sarebbe andato troppo lontano, ha deciso insieme alla moglie e ad uno chef di aprire un locale di pesce a Bacoli. E in pochi anni il suo ristorante è uno dei più rinomati e ambiti della zona. A raccontare la sua storia è l’Ansa che spiega come Paolo sia stato assunto dalla multinazionale nel 2000, dopo appena tre mesi in catena di montaggio, la direzione gli propone di passare alla security. Poi nel 2019 la decisione di chiudere e di mettere in strada circa 430 persone, tra cui anche Paolo.

Eravamo considerati un’isola felice dell’industria partenopea, un esempio positivo nel rapporto classico tra padrone e lavoratore. Da noi non ci sono mai state forti contrapposizioni, eravamo una grande famiglia. Per questo, forse, il tradimento ha provocato ferite ancor più profonde. Ho voluto dimostrare alla Whirlpool che è possibile fare impresa restando umani, che i lavoratori vanno trattati come meritano e non abbandonati senza scrupolo“.

LA RIVINCITA

Così qualche mese dopo, decide insieme alla moglie e allo chef Nicola Scotto Di Luzio di fittare un locale, rifiutando il trasferimento a Varese proposto dall’azienda:

Certo, la location è piccolina ma sufficiente a sviluppare la nostra idea di ristorazione, sostenibile dal punto di vista umano e alla portata di tutte le tasche. La mia clientela è, per almeno il 30 per cento, composta dai miei compagni della Whirlpool. Spesso restiamo a tavola a chiacchierare dopo cena e a ricordare i tempi belli in fabbrica“.


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