Crisi energetica, De Luca: “Se continua rischiamo di dover chiudere le fabbriche 2 volte a settimana”


Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nel corso della consueta diretta del venerdì, ha affrontato il problema della crisi energetica che potrebbe causare, a sua detta, saltuarie chiusure all’interno delle fabbriche già verso l’autunno.

De Luca su crisi energetica: “Rischiamo chiusure nelle fabbriche”

Queste le sue parole: “Abbiamo una situazione economico-sociale che non abbiamo ancora valutato in tutta la sua pericolosità e drammaticità. Se la crisi energetica non trova una soluzione adeguata noi rischiamo ad ottobre di dover chiudere le fabbriche per due giorni alla settimana perché non c’è energia”.

“Abbiamo alcuni settori produttivi nei quali l’aumento dei costi è stato talmente rilevante che se questo aumento si fosse riversato sui prezzi al consumo avremmo avuto cose inimmaginabili. Vi faccio un esempio su 1 kg di pasta.  L’aumento dei prezzi del grano, gasolio, elettricità è stato talmente elevato che se si fossero dovuti riversare sui prezzi al consumo noi oggi dovremmo pagare 10 euro per 1 kg di pasta. Questo ci dicono gli imprenditori del settore. Si sta cercando di evitare di incentivare la fiammata di inflazione, di aumento di prezzi. L’inflazione già di per sé va sull8/9%, abbiamo un aumento dei prezzi al consumo per gli alimentari, una situazione pesante”.

Tornando al discorso della crisi di Governo ha detto: “Io non credo che dobbiamo beatificare Draghi. Ma un conto è fare battaglie per contestare singole decisioni del Governo, un altro è gettare l’Italia nel caos e offrire al mondo l’immagine di un Paese il cui sistema politico è penoso e inefficiente”.

“Le prime dichiarazioni di Salvini mi hanno convinto che la riforma più urgente da fare in Italia è l’apertura dei manicomi. Stiamo attenti perché se dovessero prevalere queste forze politiche chi paga per primo è il Sud che rischia di essere ancora di più penalizzato”.

“Abbiamo la pesantezza economica, i rincari, aumentano le bollette ma nessuno dice dove diavolo prendere i soldi. La metà dei fondi che arrivano dall’Europa sono prestiti non sono risorse a fondo perduto. La vecchia abitudine di fare demagogia oggi e lasciare debiti alle generazioni future non è venuta meno. Continuiamo ad andare avanti così come se niente fosse. La situazione è pesante ma dobbiamo decidere le poche cose da fare senza rovinare il bilancio dello Stato”.

“Siamo tutti d’accordo sul taglio del cuneo fiscale, sarebbe una cosa da fare subito investendo 15 miliardi di euro per tagliare il costo del lavoro, dare una mano alle imprese e dare a ogni lavoratore uno stipendio in più. Significherebbe dare la 14esima a tutti per fare un esempio. Questa è una misura da prendere”.

“Abbiamo il dovere di dare una mano ai poveri, agli anziani, a chi non può farcela da solo. Sembra che abbiano inventato l’aiuto pubblico i 5 Stelle ma è falso perché prima del Reddito di Cittadinanza c’era quello di Inclusione. La differenza è che veniva erogato tramite i Comuni, rappresentando un filtro contro gli imbrogli, e si davano alle famiglie non ai singoli”.

“Un aiuto alla povera gente è indispensabile ma io non credo neanche alle cifre fornite all’Istat. Se avessimo avuto 5 milioni di poveri assoluti e 7 milioni di poveri relativi ci sarebbe la rivoluzione in Italia. Sono dati che non corrispondono alla realtà vera perché ci sono 100 forme di integrazione del reddito con lavoro nero, occulto, imbrogli di vario tipo. Nessun contributo deve essere erogato senza lavorare o formarsi. Regali non se ne possono fare e non possiamo educare un’intera generazione al parassitismo”.


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