Sovraffollamento dei carceri, l’idea del Governo: “Rimandiamo in patria i detenuti stranieri”


Rimandare in patria i detenuti stranieri per svuotare le carceri italiane. È l’idea al quale starebbe lavorando il Ministero della Giustizia, secondo quanto emerge da un’intervista al sottosegretario Andrea Delmastro pubblicata dal quotidiano Il Giornale.

Rimandare in patria i detenuti stranieri: l’idea del Governo per svuotare le carceri

“Ho parlato a lungo con il ministro degli Esteri ipotizzando in tutti i trattati bilaterali internazionali la possibilità, come avviene per l’Albania, che il detenuto possa scontare la pena nel paese di provenienza anche senza il suo consenso. Così avremmo già risolto il sovraffollamento. Se ci sono 19mila detenuti stranieri per 137 euro al giorno per 365 giorni, mandandoli nel Paese di provenienza io ogni anno ho trovato soldi per costruire nuove carceri”.

Un risparmio economico potrebbe derivare anche dall’immissione in comunità dei detenuti tossicodipendenti: “Per chi vuole sottoporsi alla disintossicazione faremo ponti d’oro per consentirgli di avere un’alternativa alla detenzione presso le strutture di comunità. Peraltro con un notevole risparmio per lo Stato: se un detenuto ci costa 137 euro al giorno, quello tossicodipendente ce ne costa 180. Mentre ricoverarlo in case di comunità costa 80 euro a tossicodipendente”.

Risolvere i problemi di organico

Il detenuto, tuttavia, non è considerato solo un “problema”, un elemento traducibile in una meramente economica. Il lato umano deve essere predominante, bisogna seguire il dettato costituzionale della pena tendente alla rieducazione del condannato. Svuotare le carceri, trovare nuove risorse per assumere più personale (non solo tra la Polizia Penitenziaria) consentirebbe di giungere a migliori situazioni di vivibilità: “Abbiamo ereditato una situazione esplosiva. Noi innanzitutto abbiamo la necessità su 190 carceri di trovare 190 direttori e 190 comandanti, e li troveremo. Come di aumentare educatori e psicologi per evitare i suicidi. Poi serve un intervento serio sull’edilizia penitenziaria”.

Sulle carenze di organico: “Aumentare l’organico di polizia penitenziaria serve per umanizzare la pena, migliorando il servizio. Non essendo figli di un dio minore rispetto ai colleghi delle forze dell’ordine, anche la polizia penitenziaria andrà dotata di taser per contenere gli eventi critici”.


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