Schiacciata dalla statua, caso archiviato: nessuna giustizia per la bimba napoletana morta


I magistrati tedeschi hanno deciso di archiviare l’inchiesta sulla morte di Lavinia Trematerra, la bambina napoletana morta a 7 anni dopo essere stata travolta da una statua che si trovava nel giardino dell’hotel dove soggiornava con la sua famiglia a Monaco di Baviera, nel corso di una vacanza dell’agosto del 2022.

Lavinia, bambina napoletana morta a Monaco: inchiesta archiviata

La piccola, figlia di due avvocati molto conosciuti a Napoli, stava giocando nel giardino dell’hotel quando sarebbe rimasta schiacciata da una statua che, secondo le ipotesi iniziali, sembrava non ancorata perfettamente al terreno. Per la bambina non c’è stato nulla da fare: il suo cuore non avrebbe retto all’urto.

Eppure, a distanza di anni ormai, la dinamica non appare ancora del tutto chiara e ai genitori di Lavinia, affranti dal dolore, non resta altro che un’indagine archiviata: nessun colpevole, nessuna spiegazione, nessuna giustizia per la scomparsa improvvisa e inaccettabile di una bimba di soli 7 anni.

Nonostante la pista della statua barcollante, e dunque pericolosa, il perito incaricato della Procura di Monaco di Baviera ha deciso di archiviare l’inchiesta sulla morte di Lavinia. Una mossa che ha gettato la famiglia Trematerra nello sconforto più totale, ora più che mai fiduciosa nell’inchiesta, ancora aperta condotta dalla Procura di Roma.

“Nella civilissima Baviera il gestore di un albergo non è obbligato ad adottare misure di sicurezza, nonostante esistano delle linee guida con regole chiare e precise raccomandazioni sull’importanza di verificare la stabilità tramite carichi di prova. Se fossero state rispettate queste norme, nostra figlia sarebbe viva e ciò viene affermato anche nella perizia redatta dal tecnico incaricato dal pubblico ministero tedesco” – dichiarano i genitori di Lavinia, come reso noto da Il Corriere del Mezzogiorno.

“Ci addolora che in tutto questo tempo non sia arrivato alcun messaggio di cordoglio dalla proprietà dell’albergo o dalle autorità statali e locali. Abbiamo accusato il colpo, ma continuiamo a credere nella giustizia, nonostante siamo rimasti basiti da questo provvedimento. La gente però deve sapere che la Germania non è un posto sicuro, neppure per fare una vacanza”.

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