L’Italia ha venduto armi a Israele, contribuendo allo sterminio di bimbi e civili a Gaza

Genocidio a Gaza: la complicità di Italia e Israele


Secondo i dati stimati più recenti, oltre 52.000 palestinesi nella Striscia di Gaza sono stati uccisi dall’esercito di Israele e più di 117.000 sono rimasti feriti. Le autorità di Gaza riportano che più del 65% delle vittime sono donne, bambini e anziani. ​I bambini uccisi sono più di 18mila, più di 10mila le donne; oltre 2.180 famiglie palestinesi sono state completamente sterminate, senza sopravvissuti. Sono stati uccisi, inoltre, più di 750 operatori umanitari, 1.400 professionisti sanitari e 212 giornalisti a causa degli attacchi indiscriminati che non fanno distinzione di obiettivi. In totale, si stima che circa l’80% delle vittime siano civili. Ai morti ammazzati bisogna aggiungere quelli che hanno perso la vita a causa di fame e sete, dato che Israele ha bloccato l’ingresso di generi alimentari e aiuti umanitari. Ci sono poi i feriti, i mutilati, i dispersi.

Lo scopo di questo articolo è quello di stimolare una riflessione sull’importanza di giungere al cessate il fuoco e alla pace tra israeliani e palestinesi, per la convivenza pacifica di entrambe le Nazioni, nel rigetto di ogni tipo di estremismo e violenza.

Le implicazioni di Italia e Europa nel genocidio in Palestina

Questa modalità di azione ha un nome: si chiama genocidio, poiché corrisponde esattamente alla definizione data dall’ONU, la quale indica “gli atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”.

L’Italia e l’Unione Europea sono complici del genocidio operato da Israele in Palestina. Riportiamo prima alcuni numeri che riguardano il “nostro” Paese, premettendo che si tratta di cifre aggiornate al primo semestre del 2024 ed al netto di quelle coperte dal segreto di Stato. La reale portata del contributo italiano ai crimini di guerra in Palestina è dunque sconosciuta. I dati sono stati ricavati e diffusi da “Acta Bellica” di Edoardo Fontana, noto storico e analista militare, che ha consultato documenti ufficiali (Istat, Relazione annuale al Senato 2023. Per approfondire).

Almeno 38,9 milioni in armi e componentistica dall’Italia a Israele

Secondo i dati ISTAT, tra ottobre e dicembre 2023, l’Italia ha esportato “armi e munizioni” verso Israele per un valore di 2,1 milioni di euro, di cui 1,1 milioni relativi ad armi e munizioni da guerra. Inoltre, nello stesso periodo, sono stati esportati 14,6 milioni di euro di prodotti e componentistica aerospaziale, con 12,5 milioni di euro oscurati, verosimilmente riferiti a materiale per scopi bellici.​

Nei primi sei mesi del 2024, da gennaio a giugno dunque, l’Italia ha esportato verso Israele 5,5 milioni di euro di armi e munizioni, di cui 5,2 milioni di euro di armi e munizioni da guerra. Inoltre, sono stati esportati 16,7 milioni di euro di prodotti e componenti aerospaziali, con 14,4 milioni di euro oscurati.  Complessivamente, perciò, dal 7 ottobre 2023 fino a giugno 2024, l’Italia ha esportato verso Israele armi e munizioni per un valore di circa 7,6 milioni di euro, oltre a componentistica aerospaziale per circa 31,3 milioni di euro, di cui una parte significativa oscurata e presumibilmente destinata a scopi militari.

Il silenzio e gli interessi dell’Unione Europea

Anche da parte dell’Europa c’è complicità, nonostante il mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale nei confronti di Netanyahu e dell’ex ministro della difesa Yoav Gallant. Tralasciamo le dichiarazioni spese prima della fatidica data del 7 ottobre 2023, per ragioni di brevità. Basti sapere che l’Europa è il principale partner commerciale di Israele, tra cui spicca la categoria “macchinari e mezzi di trasporto” che consente il cosiddetto dual use, cioè l’utilizzo possibile sia in campo civile che militare. Uno stratagemma adoperato per mascherare, di fatto, aiuti militari e che aggira le numerose richieste di embargo delle armi a Israele.

Ad oggi, l’Europa non ha mai preso le distanze da quanto sta accadendo in Palestina e non ha intrapreso azioni volte a penalizzare, direttamente o indirettamente, Israele per far in modo che cessino le stragi. Al contrario, le nazioni dell’Unione sono clienti delle aziende che si arricchiscono con il genocidio: il fatturato da circa 2 miliardi di dollari di Elbit Systems, azienda israeliana attiva nello sviluppo di tecnologie per il settore della difesa, ha provenienza europea per il 35%. Elbit ha filiali in Austria, Belgio, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Romania, Svezia, Svizzera e Regno Unito. Ci sono poi casi particolari, come la tedesca Rheinmetall che nell’ultimo anno e mezzo ha fornito munizioni per carri armati a Israele, vedendo aumentare esponenzialmente il valore delle proprie azioni.

Da quale parte della Storia scegliamo di stare?

I rapporti commerciali e strategici tra Europa e Israele sono ad ogni modo numerosi e valgono miliardi di euro. È per tale motivo che non si è mai parlato di sanzioni né di passi indietro nei rapporti economici e diplomatici. Anche a costo di assistere, inermi, all’orrore in atto in Palestina. Al momento di scegliere da quale lato della Storia schierarsi, l’Italia e l’Europa hanno deciso di voltarsi dall’altra parte rispetto alle immagini di morte e distruzione. Hanno deciso di tenere le mani sporche di sangue.


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