VIDEO/ “Colpiti da un drone”: la denuncia della Global Sumud Flotilla. A bordo anche Greta


Un’esplosione nella notte ha danneggiato gravemente la Family Boat, una delle navi più importanti della delegazione spagnola della Global Sumud Flotilla. L’imbarcazione, battente bandiera portoghese, si trovava ormeggiata a Sidi Bou Said, nei pressi di Tunisi, quando – secondo gli attivisti – un drone avrebbe sganciato un ordigno a bordo.

Al momento dell’attacco si trovavano sulla nave diversi membri del comitato organizzatore, tra cui Greta Thunberg, Yasemin Acar e Thiago Avila. I video diffusi dal movimento mostrano il momento in cui l’ordigno colpisce e le fiamme che avvolgono il ponte.

Versioni contrastanti

Le autorità tunisine, tuttavia, hanno dato una lettura differente. «Le prime verifiche indicano che l’incendio è partito dai giubbotti di salvataggio. Non risultano tracce di droni», ha dichiarato Houcem Eddine Jebabli, portavoce della Guardia Nazionale, all’agenzia Afp.

Gli attivisti respingono questa ricostruzione. «Il drone è arrivato sopra di noi e ha lasciato cadere la bomba. In pochi istanti il ponte era in fiamme», ha raccontato Acar in un video, rassicurando comunque sulle condizioni dell’equipaggio.

L’attacco ha compromesso seriamente la nave: il ponte superiore è bruciato quasi del tutto, l’albero maestro è danneggiato e parte della stiva è stata distrutta. La navigazione, al momento, non è possibile.

Per la Flotilla non si tratta del primo episodio. A maggio, la barca a vela Al Damir era stata colpita da due droni al largo di Malta e resa inutilizzabile. Anche allora gli attivisti avevano attribuito l’azione a Israele, sospetto alimentato dalle minacce pubbliche lanciate in passato dal ministro Ben Gvir.

“Un attacco contro una missione civile”

«Hanno colpito di nuovo un’imbarcazione con civili a bordo, questa volta in acque tunisine», ha denunciato Acar, sottolineando la natura pacifica della missione. La condanna è arrivata anche dagli altri equipaggi della Global Sumud Flotilla, che ribadiscono l’obiettivo: «Rompere l’assedio di Gaza e portare solidarietà al popolo palestinese. Non ci lasceremo intimidire».

Resta ora da capire come la Flotilla potrà riorganizzare il viaggio. Le autorità tunisine hanno avviato un’inchiesta e i lavori di riparazione inizieranno solo quando sarà garantita la sicurezza. Nel frattempo si valutano soluzioni alternative, dal trasferimento dell’equipaggio su altre imbarcazioni alla ricerca di una sostitutiva.

Per gli attivisti, questa è stata la prima notte segnata da paura e rabbia dall’inizio della missione. E la convinzione diffusa è che non sarà l’ultima.


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI