Daniele De Santis ammette: “Ho sparato io a Ciro ma solo per non morire”


Sono trascorsi poco più di otto mesi dal 3 Maggio 2014, il giorno dell’attesa finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, poco più di otto mesi da quando il calcio ha aggiunto un marchio terribile alla sua storia.

Era tutto pronto per una grande competizione sportiva, una patita con una sana rivalità, in gioco ci stava la Coppa Italia, un trofeo che entrambe le squadre intendevano aggiudicarsi, mancava ancora qualche ora al fischio d’inizio, quando quella giornata si trasformo drammaticamente in un incubo. Un rumore sordo, colpi di pistola, urla, panico ed un ragazzo a terra, sanguinante che lottava contro la morte. Il ragazzo ferito era Ciro Esposito, il napoletano che dopo una lunga agonia si è spento all’Ospedale Gemelli di Roma, lasciando nello sconforto la famiglia e tutta la città di Napoli.

“E’ stato Gastone a sparare”. Gastone, alias Daniele De Santis, il facinoroso tifoso romanista, fu accusato per l’aggressione e successivamente per omicidio ai danni di  Ciro Esposito. Parole su parole, tentavano di scagionare De Santis, ma le prove erano troppo schiaccianti e risultava enormemente difficile asserire il contrario. Nonostante i ripetuti inviti della signora Antonella Leardi, madre di Ciro, a dichiarare il colpevole, troppi restavano in silenzio, forse per paura, per timore di rimetterci la pelle, ma oggi a distanza di mesi la verità inizia a prendere forma anche se solo in parte, e lo fa attraverso le parole dello stesso De Santis.

Daniele De Santis, l’aggressore di Ciro, decide di parlare in esclusiva in un’intervista alla rivista Panorama: “Penso sempre a quel giorno e questa è e rimane una tragedia per tutti. Per la famiglia di Ciro e anche per la mia. A volte mi domando: se per salvarmi la vita, oltre alle sofferenze fisiche, devo veder soffrire tanto, non era meglio che mi avessero ammazzato? L’unica cosa che non avrei dovuto fare è stata raccogliere un fumogeno e rilanciarlo verso un pullman parcheggiato sul controviale che chiudeva completamente l’accesso. Improvvisamente sono spuntate almeno 30 persone. Se fosse andata come sostiene chi mi accusa, avrei dovuto sparare al primo che mi capitava, no?”

Povero De Santis quindi? In fin dei conti sembra proprio non essere colpevole di quanto accaduto, se non in parte, per aver gettato il fumogeno contro una folla di persone, che successivamente lo hanno raggiunto infliggendogli bastonate e coltellate (secondo quando sostenuto dallo stesso De Santis) mente lui stesso tentava di scappare via e chiudere il cancello della sua abitazione.

“Una gamba è rimasta sotto e si è staccata quasi completamente dal corpo. Ho arrancato per qualche metro e li ho avuti ancora addosso. Ero convinto di vivere gli ultimi momenti della vita. Se non avessi premuto quel grilletto sarei morto”. Ha fatto tutto per legittima difesa il “povero” Gastone, che si è ritrovato circondato da un gruppo di persone che volevano “massacrarlo”.

Queste sono le parole che Daniele De Santis dedica a Panorama in merito ai fatti del 3 Maggio 2014, dichiarazioni surreali, che provano a discolpare o peggio, a giustificare un’aggressione che ha dato come unico risultato la morte. Queste parole non fanno chiarezza ma ancora una volta uccidono Ciro e con lui tutti i napoletani  che da quel tre maggio sono feriti nell’anima.

Oggi è facile parlare, è facile anche fare “l’eroe” assumendosi colpe (dichiarando però che tutto è stato una conseguenza a violenze subite), oggi è facile perchè Ciro non può ribattere. L’augurio è che le autorità competenti non si impietosiscano dinanzi ad un falsa dichiarazione delle proprie colpe da parte di Gastone, tenendo  ben presente un quesito: a prescindere da ogni cosa, che ci faceva De Santis per strada se allo stadio non giocava la sua magica Roma, e per giunta con una pistola in tasca?

Ai posteri l’ardua sentenza, con l’augurio che possa essere dettata dalla giustizia.


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