Ancora De Masi: “Ci sono state e ci sono eccellenze, ma…”


Dopo aver fatto discutere con alcune dichiarazioni negative riguardo Napoli, i napoletani e in particolar modo la pizza, il sociologo Domenico De Masi ricorda ancora una volta al Corriere del Mezzogiorno le opinioni che ha sulla città partenopea ed il suo popolo, le stesse che ha riportato nel suo libro “Tag” che ancor prima di essere presentato ha già suscitato innumerevoli polemiche per quel capitolo interamente dedicato a Napoli: “Bisogna tenere conto che il libro è di 780 pagine. Diviso in 20 capitoli, ognuno dedicato a un concetto che a mio avviso rappresenta un significato importante per capire la fase storica che viviamo. Il fatto che abbia messo Napoli per capire la società mondiale significa che attribuisco a questa città, che considero la mia città, la rappresentazione di un soggetto collettivo particolarmente emblematico. Se ho dedicato un capitolo a Napoli è perché la reputo una città fondamentale per l’analisi sociologica dell’intero pianeta. [..]Con questo secondo libro ho tentato 26 diversi sguardi sui problemi del mondo postmoderno. Uno di questi sguardi, uno di questi oblò, una di queste lenti di ingrandimento è appunto Napoli”.

In quelle pagine troppi sono i luoghi comuni scritti su Napoli, città in cui secondo Domenico De Masi mancano creatività e modernizzazione: “Io credo che a Napoli negli ultimi 200 anni siano state create molte altre cose e ben più importanti. Basterebbe citare il contributo imprescindibile di Anton Dohrn e della sua stazione zoologica alla nascita dell’ecologia e della biologia moderne, ciononostante è innegabile che la produzione scientifica e tecnologica come pure quella artistica sia di gran lunga inferiore a quella dimostrata nello stesso arco di secoli da altre aree del mondo. Basti pensare alla Vienna di Klimt e di Freud, alla New York di Andy Warhol e alla Silicon Valley e alla Bangalore dell’informatica. Questo divario è tanto più stridente se si pensa che Napoli e la Campania hanno numerose università, numerosi conservatori, numerose accademie e un complesso imponente di quasi 200 mila studenti. Occorre urgentemente che Napoli sappia primeggiare in tutte le discipline cosi come sta facendo in misura sorprendente nel campo fotografico, cinematografico e delle arti visive. Napoli ha attraversato il periodo di massima modernizzazione nei primi anni del 900 grazie a geni come Francesco Saverio Nitti, come Salvatore Di Giacomo, come Gemito, come Scarpetta. [..] Non nego che Napoli sia creativa, sostengo solo che lo è meno di quanto dovrebbe”.

Oltre al mancato riconoscimento legale della pizza, che lo stesso Domenico De Masi aveva reputato l’unica invenzione dei napoletani, quest’ultimo lancia un’altra accusa nei confronti del popolo partenopeo elencando tutti i difetti “universali” che impedirebbero loro di fuggire via da una realtà pessima: “Il manifesto firmato dal meglio dell’intellighenzia napoletana nell’ottobre scorso indicava come mali endemici di Napoli e del Mezzogiorno, insieme all’infantilismo, altri 14 difetti da cui guardarsi: pressapochismo, incompetenza, arroganza, familismo, clientelismo, rozzezza estetica, trasformismo, provincialismo, disfattismo, sospetto, dietrologia, mancanza di riconoscenza, individualismo, rassegnazione. Naturalmente sono difetti universali ma tutti insieme diventano una enorme cartina al tornasole della depressione nella quale ci troviamo e dalla quale dobbiamo uscire. Napoli dovrebbe fare sua la massima di Georges Braque il quale diceva “io amo la regola che corregge l’emozione”: la sola regola senza emozione è pura burocrazia, la sola emozione senza regola è puro velleitarismo. Solo una giusta dose di emozione e di regola garantisce la creatività”.


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