Il boss Luigi Cimmino confessa: “Posti di lavoro venduti negli ospedali. Racket nelle chiese”

Il boss pentito Luigi Cimmino


Il boss decaduto del Vomero, Luigi Cimmino, sta confessando tutti i suoi affari davanti ai magistrati della Dda di Napoli. Dal giorno del “pentimento”, ovvero dalla data di inizio della collaborazione con la giustizia, la legge prevede un periodo di 90 giorni durante i quali devono essere raccolti elementi utili a scardinare le dinamiche mafiose e portare – si spera – all’arresto di altri affiliati.

Negli ultimi verbali – pubblicati da Cronache della Campania – Luigi Cimmino parla del controllo esercitato sugli ospedali e nei cantieri, dove esiste un vero e proprio mercato del lavoro dove i posti presso le ditte di lavori e quelle di pulizia, ma anche le società di catering, vengono venduti a partire da 25mila euro. Per il proprio operato, il clan poteva avvalersi dell’aiuto di spie, persone insospettabili come benzinai e commercianti, ma anche professionisti e dipendenti pubblici.

Le confessioni di Luigi Cimmino

“Anche i lavori per il restauro delle facciate delle chiese vennero taglieggiati – spiega Cimmino ai pm Celeste Carrano e Henry John Woodcock- Erano lavori che fruttavano bene. Quando viene montato il cantiere, arriviamo noi. Per qualche giorno il cantiere si ferma, un tempo tecnico necessario per definire la percentuale dei lavori da imporre al capo del cantiere”.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro: “Prendevamo 25mila euro per ogni posto di lavoro. Poi, quando qualcuno si scocciava di lavorare, ce lo consegnava e noi lo rivendevamo ad un prezzo maggiorato ad un altro genitore che ci chiedeva un’occupazione per il figlio. Parliamo di lavori nelle ditte di pulizia, nelle società di catering che entrano nelle procedure di appalto nelle grandi strutture pubbliche”.

La compravendita dei posti di lavoro viene gestito, afferma Cimmino, “da quello che sta negli ospedali. Tutte le ditte che lavorano negli ospedali pagano l’estorsione, quando una ditta subentra al posto di un’altra parte la richiesta estorsiva da parte del nostro clan si consuma in due modi: con il versamento di soldi (tre tranches l’anno); ma anche con la pretesa di posti di lavoro, parte dei quali possono essere assicurati a parenti e amici, mentre il resto vengono venduti”.

Droga venduta nella pompa di benzina e l’estorsione al Collana

“Presso la pompa di benzina lavorava G. F. e io spesso andavo a trovarlo. Aveva impiantato una piazza di spaccio di marijuana, hashish e cocaina. La mattina vendeva la droga leggera e la sera quella pesante […] Il benzinaio che aveva le mani in pasta dappertutto, ci disse che dovevano farsi degli ingenti lavori di ristrutturazione all’interno dello stadio Collana del Vomero, ubicato alle spalle dei carabinieri. Quando dico che ….aveva le mani in pasta dappertutto intendo dire che sapeva sempre tutto, perché quando chiedevo a F. qualche informazione su qualche lavoro grande al Vomero già lo sapeva e diceva di averlo saputo da… In realtà noi già sapevamo che dovevano essere fatti questi lavori presso lo stadio Collana e lui ci disse di aver saputo quale era la ditta che se li era aggiudicati. Preciso che… non era uno stipendiato dal clan, ma noi gli dicemmo che quando avremmo chiuso l’estorsione al Collana gli avremmo poi fatto un regalo”.


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