Caiazzo, l’omicida dei cognati di Sant’Antimo: “Mio figlio diceva che ero paranoico. Minacciava di non farmi vedere i miei nipoti”

Raffaele Caiazzo, il sospettato dell'omicidio di Luigi Cammisa e Maria Brigida Pesacane a Sant'Antimo. La foto diffusa dalla procura di Napoli Nord


 

Raffaele Caiazzo

Raffaele Caiazzo, il sospettato dell’omicidio di Luigi Cammisa e Maria Brigida Pesacane a Sant’Antimo. La foto diffusa dalla procura di Napoli Nord

Raffaele Caiazzo è l’uomo che ha confessato l’omicidio avvenuto a Sant’Antimo in provincia di Napoli, dove avrebbe fatto fuoco su suo genero e sua nuora: con il passare delle ore, emergono sempre più dettagli sulla tragica vicenda e sui rapporti personali della famiglia distrutta dal dolore.

Sant’Antimo, Caiazzo sull’omicidio di genero e nuora: “Avevano una relazione. Ma i miei figli mi davano del paranoico”

Ha confessato di aver ucciso soltanto il genero, Luigi Cammisa, ma non ricorda di aver fatto fuoco contro la nuora Maria Brigida Pesacane: Raffaele Caiazzo, 44 anni, si è costituito ed ha parlato ai militari dell’Arma dei Carabinieri di Giugliano in presenza del suo avvocato Luigi Ciocio. Una dinamica, quindi, ancora da appurare anche se sembra evidente il coinvolgimento dell’uomo, reo confesso, che sospettava da tempo una relazione tra il marito della figlia Anna e la compagna del figlio Alfonso.

Sarebbe proprio questa presunta relazione extraconiugale il movente della strage avvenuta la mattina dell’8 giugno. Una tresca che il suocero sospettava da tempo, tanto da aver messo in guardia più volte i figli in merito ai propri sospetti: Sono sempre stato convinto che tra loro ci fosse una relazione extraconiugale. Ho avvertito i miei figli, i quali mi hanno sempre dato del paranoico al punto che Alfonso ha minacciato di non farmi più vedere i miei nipoti nel caso avessi continuato a insistere su questa storia”, sono queste le parole di Caiazzo ai Carabinieri.

Il figlio Alfonso lo minacciava di smetterla con le insinuazioni sul tradimento, il padre Raffaele minaccia il suicidio.

Non gli avrebbe creduto, quindi, Alfonso Caiazzo: distrutto dal dolore per la perdita dell’amata compagna avvenuta, sembrerebbe, proprio per mano di suo padre. Un padre che aveva in mente quel pensiero fisso, tanto da spingerlo a passare dagli avvertimenti alle vie di fatto. E questo, nonostante l’atteggiamento duro proprio di Alfonso che lo aveva definito paranoico, arrivando a volergli impedire di frequentare i nipoti di 2 e 4 anni. Due bambini che si trovavano in casa quando la loro madre è stata uccisa.

Si definisce quindi con fatica il contesto familiare nel quale è maturata la tragedia. Raffaele Caiazzo è oggi sotto stretta osservazione: dalle sue parole è emersa l’intenzione di suicidarsi. L’uomo vorrebbe porre fine alla propria vita sopraffatto dal senso di colpa per l’assurdo gesto compiuto, e questo allungherebbe ulteriormente la scia di sangue causata dall’assurda vicenda.


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