Il racconto di Pasquale: “Mio padre ha ucciso mia mamma. Ora vuole cremarla e tenere le ceneri”

Pasquale Guadagno. Foto: profilo Facebook


Ha ucciso sua moglie scontando “solo” 13 anni di carcere e, uscito di prigione, può fare ciò che vuole della sua salma. Pasquale Guadagno, giovane di 27 anni originario di Napoli, lancia un grido di aiuto alle istituzioni affinché almeno dopo la morte sua madre, Carmela Cerillo, possa vedere esaudito il desiderio di poter tornare nella sua città.

Ha ucciso la moglie, adesso vuole cremarla e tenere con sé le ceneri

Carmela Cerillo fu uccisa dal marito, Salvatore Guadagno, il 25 aprile 2010 a Feletto Umberto in provincia di Udine. L’uomo fu condannato a 18 anni di reclusione grazie al rito abbreviato all’attenuante (assurda e aberrante) della gelosia, ulteriormente calati a 13 anni grazie alla buona condotta. Ieri, 25 febbraio, ha terminato di scontare la pena ed è perciò tornato in libertà, avendo l’opportunità di disporre come meglio crede della salma di sua moglie poiché secondo la legge egli resta il vedovo, ed in quanto tale conserva ogni diritto. Non esiste alcuna legge che li faccia decadere.

Il racconto di Pasquale Guadagno

Pasquale Guadagno, suo figlio, in una conferenza stampa tenuta a Trieste dove ha presentato il proprio libro (“Ovunque tu sia”), ha raccontato come il desiderio di Carmela fosse quello di tornare a Napoli ed essere seppellita lì insieme alla sua famiglia. Lui e sua sorella maggiore, Annamaria, hanno cercato di esaudire tale desiderio, ma l’unica persona che potesse effettivamente disporre una cosa simile era suo padre. I ragazzi, mentre Salvatore era ancora in carcere, gli hanno chiesto di firmare un documento attraverso il quale li autorizzasse a spostare il corpo, ma si è rifiutato aggiungendo che anzi la sua intenzione fosse quella di cremarla e tenere con sé le ceneri.

Pasquale e Annamaria non hanno alcun diritto sul corpo della madre, Carmela Cerillo, il cui destino verrà perciò deciso dal suo assassino. A meno che non intervenga una legge a far venire meno questo diritto. I rapporti tra Salvatore Guadagno sono ovviamente pessimi: Pasquale ha infatti raccontato che, in occasione di una visita in carcere, il padre lo ha addirittura minacciato di morte. Il ragazzo, minorenne quando è rimasto orfano, fu affidato alla famiglia paterna che lo costringeva ad andare a trovare il padre in galera, situazione alla quale si è ribellato andando a vivere da solo con la sorella quando quest’ultima è diventata maggiorenne. Una vita complicata, di fatica, che li ha costretti a rinunciare agli studi per lavorare, non avendo alcun tipo di supporto né economico né psicologico. Di tutto quello che c’era nella loro casa o nei conti bancari non gli è stato dato nulla, trovandosi di fatto gettati nel mondo senza affetti e alcun tipo di sostegno.


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