FOTO. Maltempo sul Vesuvio: “Si rischia una tragedia”. Che cosa è successo


Il devastante incendio di luglio 2017 sul Vesuvio si fa ancora sentire, e sarà così ancora per lungo tempo. Oltre che coi danni attuali alla vegetazione, agli animali e alla bellezza stessa del parco, bisogna fare attenzione a quelli eventuali che potrebbero verificarsi a causa di frane e smottamenti.

L’assenza di alberi, infatti, impedisce al suolo di assorbire le piogge in modo corretto, in modo tale che le acque scorrano lungo i pendii acquistando velocità, portando con sé detriti e preparando le condizioni al verificarsi di frane.

“Servono controlli immediati e interventi che garantiscano la sicurezza di chi abita a ridosso del Vesuvio perché le piogge dei giorni scorsi hanno creato smottamenti nelle zone percorse dal fuoco nell’estate del 2017”.

A denunciarlo i Verdi, con il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli e il consigliere comunale di Napoli, Stefano Buono, aggiungendo che “sabato scorso i residenti del Quartiere San Vito di Ercolano hanno temuto il quartiere, e anche via Benedetto Cozzolino, si è trovata invasa da un fiume di materiale pietroso ma anche tronchi che scendevano dal versante ercolanese del Vesuvio e che “cercavano” la naturale via verso il mare dei regi lagni, molti dei quali ostruiti o coperti”.

“Si devono fare controlli straordinari per capire se gli smottamenti evidenziati dall’associazione Salute Ambiente e Vesuvio che ha fatto un sopralluogo rappresentano un pericolo concreto e immediato” hanno aggiunto i Verdi per i quali “purtroppo, s’è fatto ancora troppo poco per mettere in sicurezza quell’area dopo gli incendi devastanti dell’estate del 2017 e anche il Parco nazionale del Vesuvio continua a non prendere con la necessaria attenzione la situazione, come dimostra anche la mancanza di risposte alla nostra proposta di ripopolare, con nuove piante, un ettaro dell’area andata in fumo”.

“La mancanza di risposte alla nostra proposta è un segnale della scarsa attenzione con cui si sta affrontando il problema di mettere in sicurezza quell’area” hanno concluso Borrelli e Buono per i quali “non si può perdere altro tempo se non si vuole rischiare una di quelle tragedie che troppo spesso ci troviamo ad affrontare per la mancanza di prevenzione, come dimostra il dramma della mamma e dei suoi bambini in Calabria”.


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