La rivolta di San Gregorio Armeno, negozi chiusi: “Senza aiuti il Presepe morirà”


Al via il secondo step della Fase 2 anche a Napoli ed in Campania, aspettando le disposizioni della Regione, tuttavia, circa ristoranti e pizzerie che al momento restano chiusi. Va in scena però la protesta degli artigiani di San Gregorio Armeno, un piccolo vicolo custode di arte, cultura, tradizione secolare e attrazione per migliaia di turisti ogni anno. Una vera e propria risorsa in pochi metri quadrati cui la città non può rinunciare.

Oggi le saracinesche degli artisti del Presepe Napoletano sono rimaste chiuse: “Io non apro, senza aiuti le botteghe di San Gregorio Armeno muoiono e con loro la storica tradizione di Napoli e ne soffrirà inevitabilmente tutta la città e la Campania”, si legge su un cartello.

Sulla pagina Facebook “Le Botteghe di San Gregorio Armeno” è stato invece scritto: “Leggo tantissimi tifosi della napoletanità, in primis il sindaco, ultimo vicenda Feltri. Ora sta per morire il simbolo per eccellenza della napoletanità, artigianato presepiale della strada più famosa al mondo, San Gregorio Armeno. Ma non vedo la stessa indignazione per questa vicenda. Perché?

Tutti gli artigiani, compatti, chiedono un confronto con il presidente Vincenzo De Luca, l’unica persona percepita come in grado di permettere alle botteghe di sopravvivere e portare avanti una tradizione della quale la città e la regione non possono fare a meno. L’impatto economico sarebbe disastroso, senza parlare di quello culturale: non possiamo permetterci di perdere secoli di identità e bellezza.


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