Giuseppe Canone ad Arte a Palazzo: “Difendo la mia napoletaneità con i ritratti”


L’artigiano e la tradizione s’incontreranno per la mostra “Arte a Palazzo”, che resterà aperta dal 7 dicembre al 7 gennaio, e sicuramente richiamerà non solo appassionati, ma anche curiosi da tutta la Campania. Giuseppe Canone, Cavaliere al Merito della Repubblica, che fin dal 1975 si dedica con passione alla scultura, accumulando 50 anni d’esperienza  sarà uno degli ospiti d’eccezione alla mostra “Arte a Palazzo”, con una delle sue strabilianti opere, ha risposto ad alcune nostre domande.

In che modo è nato quest’amore, che dura ormai da 50 anni, per la scultura?

“Oggi ho 67 anni, ho iniziato a modellare da giovanissimo. Quest’amore è nato tanti anni fa, trasmesso, come credo, da un gene familiare, proprio dal mio trisnonno. Da ragazzino ho mosso i primi passi nel mondo dell’arte attraverso il disegno, chiedevo a babbo natale pastelli. Non ero interessato, come gli altri bambini, ai giocattoli, ma al materiale per disegnare. Quest’attrazione l’ho seguita con gli studi, lottando per entrare al liceo artistico. Mio padre avrebbe voluto per me un’altra carriera scolastica. A dir la verità prima era diverso: negli anni ’60 c’era da fare un esame di ammissione per entrare al liceo artistico. Io riuscì a superarlo. Poi mi sono iscritto all’accademia di Belle Arti, ma non c’era posto nelle due scuole di scultura. Scelsi pittura. Mi sono laureato come pittore, infatti, ma è stata una grandissima esperienza per me, anche se non è nella mia indole essere un pittore. Ho sempre visto le cose, come si direbbe oggi, in 3d, in maniera  volumetrica. Ma, gli anni di pittura sono stati belli,  ho avuto un grandissimo maestro, Armando De Stefano, conosciuto in tutto il paese. La scultura l’ho seguita per una via secondaria, continuando a modellare, lavorando per la Sovrintendenza, all’istituto di Belle Arti di Napoli, dove ho fatto dei lavori per il Palazzo Reale, per la Reggia di Portici. Ho anche fatto un portone di 980 kg in bronzo per la Madonna della Provvidenza”.

In questo momento dove lavora principalmente? Ha in mente un progetto artistico futuro?

“In questo momento lavoro nel mio laboratorio, a Napoli. Sono occupato al progetto di una grande mostra che si terrà nel 2020 su di una serie di ritratti, tra cui uno sarà esposto proprio a Torre del Greco per “Arte a Palazzo”, il ritratto di Papa Francesco. Il progetto, infatti, è sull’esibizione di ritratti di personaggi contemporanei che hanno chiaramente attraversato la mia vita, d’ispirazione, che mi hanno attratto molto. Scrissi una lista di nomi di personalità che volevo scolpire l’anno scorso. Tra questi ci sono anche Camilleri e De Crescenzo, che erano vivi allora. Oggi è una grave mancanza per tutto il Paese non avere più questi personaggi, ma chiaramente farò i loro ritratti. Difendo un po’ la mia napoletaneità attraverso i personaggi da me ritratti. Napoli è la mia città, che amo, piena di contraddizioni, ma che continuerò ad amare, essendo anche grande tifoso della squadra del Napoli. C’è anche il maestro Muti, infatti. Ma non ci saranno solo grandi personaggi napoletani, come Renzo Arbore. Il famoso cantante venne fino a Napoli per avere il suo ritratto. È una persona meravigliosa, mi ha inviato sul palco quando si è esibito qui per l’Orchestra Italiana all’Arena Flegrea. L’11 luglio scorso, davanti ad una platea di 4000 persone, gli ho donato il suo ritratto, ma non so se me lo ridarà per la mostra che si terrà l’anno prossimo a Napoli.  Ho finito da poco il ritratto di James Senese, che ho incontrato personalmente e sto concludendo quello su Rita Levi Montalcini. La mostra sarà un modo per ricordarli e farli conoscere ai più giovani. Un ritratto è come un diamante, diventa per sempre. Fissi lì un’immagine tridimensionale, la si sente, la si vive” .

Lei è anche Cavaliere al Merito della Repubblica, quali sono state i lavori che hanno convinto Giorgio Napolitano a rendergli questa grandissima onorificenza?

“Per una statua che feci a Roma per l’università Sapienza. Per una pura combinazione, come accade spesso, fu vista dall’allora ministro, appassionato d’arte e voleva sapere chi aveva fatto quella statua e mi propose, senza che io sapessi niente,  che mi venisse resa questa onorificenza. Io ero all’oscuro di tutto, venni intercettato dalla polizia che mi mandarono a chiamare per comunicarmi ciò. Questa statua era stata fatta per il Cnr che la donava alla Sapienza, perché rappresentava Giordano Bruno e la biblioteca degli studiosi di filosofia della Sapienza è stata intitolata a Giordano Bruno. E così, sono diventato Cavaliere” .

Si dedica alla scultura dal 1975, avendo una lunga esperienza in questo campo, in che modo la mostra “Arte a Palazzo” potrà appassionare anche i più giovani, siccome sarà aperta alle scolaresche?

“La mostra è un iniziativa splendida, ma questa è una domanda difficile. Le nuove generazioni sono troppo distratte dalla tecnologia, perdendo di vista alcune cose più importanti. Oltre il mondo dell’elettronica e del futuro c’è un retaggio più interessante, ma solo se le conosci, se riesci a capirne la sostanza, puoi apprezzarle. L’arte è bellissima, ma per capirla bisogna entrarci dentro. La bellezza che salverà il mondo è quella conservata nei nostri musei, il retaggio di un passato meraviglioso. A Napoli vengono turisti da tutto il mondo per vedere il Cristo Velato, perché è un opera che supera i confini della realtà, scolpita da un unico masso di pietra, un velo che copre un corpo morto in una maniera così realistica. Se ci vengono dall’altra parte del mondo per vederlo, sembra giusto trasmettere l’amore per l’arte ai nostri ragazzi. Anche Canova, le cui doti non sto io a decantare, disse: «Darei 10 anni della mia vita per averlo fatto io»”.


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