“Spuzzuliare” è un’abitudine tutta napoletana: ma perché si dice così?


Immaginate una tranquilla domenica mattina a casa, in famiglia, mentre si prepara il pranzo. Il ragù si sta assestando nella pentola diffondendo il suo odore per tutta la cucina, staccate un pezzo di pane e fate un’abbondante scarpetta all’interno. Dopo poco notate che sul tavolo è poggiato un vassoio di dolci aperto e per gola staccate un pezzetto di sfogliatella. Poi, si inizia a friggere le polpette, una va assaggiata per devozione. Così, avete “spuzzuliato” per tutta la mattinata. Così, anche quando aprite costantemente il frigorifero, o spezzate una dieta ferrea con qualche boccone pomeridiano.

“Spuzzuliare”, in napoletano, è un verbo che indica proprio questo mangiare disordinatamente piccoli assaggi di tutto. E’, per sua natura, un termine che mette allegria, che mette subito appetito: forse perchè implica una golosità costante o, semplicemente, perchè quando si può spuzzuliare vuol dire che si è in un clima familiare ed amichevole. Pur se usato frequentemente solo a Napoli, il termine non ha un origine prettamente nostrana.

“Spuzzuliare” è solo una semplificazione del verbo italiano “spilluzzicare”, forma arcaica di “spiluccare”. Una derivazione che si manifesta anche nel significato. Secondo la Treccani, infatti, “spilluzzicare” vuol dire: “assaggiare piccole quantità di un cibo o di cibi diversi, per svogliatezza o anche, fuori pasto, per calmare l’appetito o per ghiottoneria”. L’origine è da attribuirsi a “peluzzo”, piccolo pelo, o “spillo”. In ogni caso fa riferimento a qualcosa di molto piccolo ed il senso è prendere una minima parte da qualcosa di più grande, proprio come una scarpetta, pur se fatta bene, è una minima parte del ragù.


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