“Pollena Trocchia”. Perché si chiama così?


Esiste un comune del napoletano che da sempre suscita un po’ di curiosità quando lo si pronuncia: Pollena Trocchia.

Il suo territorio si trova in una zona definita “territorium plagiense“, che corrispondeva all’attuale area vesuviana conosciuta in antico con l’espressione Campo Romano, dove vi si svolgevano episodi bellici. Questa zona era caratterizzata da un terreno in parte coltivato e in parte selvatico, arricchito da ruscelli che si estendevano dal fiume Sebeto (cosiddetto “Fiume Fantasma”) verso la sommità del monte Somma, includendo l’odierna Massa di Somma e S. Sebastiano al Vesuvio.

In epoca medievale e rinascimentale, fino all’età napoleonica, la città era divisa nei due casali “Pollena” e “Trocchia” facenti parte del territorio della città di Somma. Entrambi i borghi sono stati frequentati da etruschi, sanniti ed osci, popoli attirati dal clima mite e dalla fertilità del territorio, che si stabilirono presto alle pendici del Vesuvio, all’epoca vulcano “monocipite”, cioè ad una sola sommità.

Ma da dove deriva il nome Pollena Trocchia? Pollena deve il suo nome al culto del dio Apollo, a cui era dedicato il tempio di epoca preromana e romana eretto nella zona. Infatti la prima chiesa della città fu dedicata a Sant’Apollinario, una sorta di continuum con il culto pagano. Alcune fonti, invece, fanno derivare il toponimo dall’aggettivo “paululum” (“piccolo”), riferito all’esiguo numero di abitazioni presenti.

Il nome Trocchia, invece, deriva dalla sua vocazione a villaggio agricolo. “Trochlea“, che significa carrucola, torchio, ha dato il nome al villaggio di Trocla, famoso per i prodotti della propria terra, in particolar modo per le coltivazioni di viti (la “Lacrima del Vesuvio”). La Trochlea è l’attrezzo usato per produrre il vino, ma secondo alcuni studiosi, il toponimo deriverebbe dal latino “Introchia“, da cui deriva l’espressione dialettale “figlie e’ Ntrocchia” per indicare una persona scaltra e furba.

I due villaggi continuarono ad ospitare i nobili delle contrade vicine, fino alla terribile eruzione del Vesuvio del 1631, in cui i fiumi di fango bollente provenienti dal monte seppellirono completamente Trocchia e causarono gravissimi danni a Pollena. Da allora Trocchia rimase un centro di minore importanza rispetto a Pollena, fino al 4 maggio 1811, quando con la riforma urbanistico-amministrativa, Gioacchino Murat unì i due casali in un comune unico insieme a Massa di Somma. Da qui il detto proverbiale napoletano: “Massa, Pollena e Trocchia: tre paesi e una sola parrocchia“.

Piazza

Piazza Donizetti, Pollena Trocchia.

In epoca fascista Massa di Somma venne separata dalle altre due, costituendo un comune a sé stante. Il proverbio probabilmente si riferisce ad una situazione storica molto lontana nel tempo, in quanto i due comuni a partire dalla fine del Settecento avevano già le proprie chiese: San Giacomo apostolo a Pollena, costruita nel 1790 e la Santissima Annunziata a Trocchia, della seconda metà dell’Ottocento.


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