Legge Lanza e la fine dell’identità meridionale: “Questa è invasione non unione”


Il 20 marzo del 1865 fu approvata una legge del neonato Regno d’Italia unitario e registrata come “legge per l’unificazione amministrativa del Regno d’Italia“, n. 2248.

Nota come “Legge Lanza“, dal ministro degli interni che ne fu promotore Giovanni Lanza, era una generalizzazione del decreto Rattazzi di sei anni prima e passò alla storia come uno dei simboli della cosiddetta “piemontesizzazionedel nuovo regno. La legge fu un passo fondamentale per l’unificazione amministrativa d’Italia ma aveva un carattere prevalentemente centralizzatore. La norma infatti fu molto criticata fin da subito, poiché le innovazioni che essa apportò non rispondevano alle esigenze di un buon andamento delle amministrazioni locali, infatti fu un’estensione della normativa dello stato sabaudo al nuovo regno d’Italia, con disposizioni sulla sanità, sull’ordine pubblico e sulla viabilità e la suddivisione a livello amministrativo, in provincie e circoscrizioni dello stato sabaudo.

Tale legge ebbe aspetti negativi soprattutto sulle regioni meridionali, infatti la piemontesizzazione è stata vista come una violenza culturale contro le popolazioni meridionali con l’imposizione forzata di proprie leggi e regolamenti. A tal proposito Francesco Proto Carafa, duca di Maddaloni ed eletto deputato di Casoria del nuovo regno, disse: “Intere famiglie veggonsi accattar l’elemosina; diminuito, anzi annullato il commercio; serrati i privati opifici. E frattanto tutto si fa venir dal Piemonte, persino le cassette della posta, la carta per gli uffici e per le pubbliche amministrazioni. Non vi ha faccenda nella quale un onest’uomo possa buscarsi alcun ducato che non si chiami un piemontese a sbrigarla. A’ mercanti del Piemonte si danno le forniture più lucrose: burocrati di Piemonte occupano tutti i pubblici uffizi, gente spesso ben più corrotta degli antichi burocrati napoletani. Anche a fabbricar le ferrovie si mandano operai piemontesi i quali oltraggiosamente pagansi il doppio che i napoletani. A facchini della dogana, a camerieri, a birri vengono uomini del Piemonte. Questa è invasione non unione, non annessione! Questo è voler sfruttare la nostra terra di conquista. Il governo di Piemonte vuol trattare le provincie meridionali come il Cortez ed il Pizarro facevano nel Perù e nel Messico, come gli inglesi nel regno del Bengala“.


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