La grande bellezza del Cinema targato Napoli


La Grande bellezza è l’ultimo capolavoro del regista Paolo Sorrentino, già vincitore del Golden Globe e in trepida attesa della notte degli Oscar, durante la quale saprà se otterrà il premio come miglior film straniero.

La celebre pellicola è incentrata interamente sui contrasti. Il contrasto tra il mondo fatuo a cui si adeguano i protagonisti e lo splendore del paesaggio romano. Già dall’ apertura il regista ci accompagna in un tour panoramico di una Roma incantevole e indifesa, dove il trascendentale si oppone allo squallore della miseria umana. Contrapposizione che viene rispecchiata pertanto nella poetica scenografia, dove ai sgargianti colori degli spazi aperti si alternano gli ambienti bui chiusi nei quali si sviluppa la storia, i quali riecheggiano la personalità dei personaggi, opulenti esternamente ma tristi e vuoti intimamente.

La leggendaria festa di compleanno di Jep Gambardella, ex scrittore e giornalista di costume affermato, punta l’obiettivo su uno spaccato dell’alta borghesia che sperpera la sua energia in ricevimenti sfarzosi, muovendosi in contrapposizione alla sovrastante statura culturale che invece ostentano. Toni Servillo entra magistralmente nel ruolo del protagonista mettendo a nudo il disincanto dell’arduo soggetto.

Il salotto privato di Jep pullula di personalità inconcludenti che lo spettatore, attraverso lo sguardo più approfondito del protagonista, guarda con distacco. Ne sono un esempio Carlo Verdone e Galatea Ranzi che interpretano rispettivamente Romano e Stefania.  Il primo rappresenta l’emblema dell’uomo fallito, aspirante scrittore teatrale in costante ricerca di considerazione sia in campo lavorativo che affettivo. La seconda invece incarna la tipica benestante annoiata che cerca di darsi un tono sparando ovvietà da intellettuale di nicchia a cui, neanche lei che le sostiene, sa dare spessore.

Molti chiedono a Jep di tornare a scrivere un libro ma lui non vuole, o meglio non può, perché per compiere il grande passo occorre una sensibilità spiccata che a lui manca da quando ha deciso di puntare la sua vita su un’esistenza frivola basata sul niente. Come afferma lui stesso, se neanche Flaubert era stato in grado di redigere un libro sul nulla, di certo non ci sarebbe riuscito lui.

La situazione si stravolge con la morte del primo amore di Jep, la cui notizia inizia a far crollare le fondamenta di quella gabbia dorata in cui lui si era rifugiato. Il protagonista intraprende un percorso interiore che lo porta a guardare con occhio critico la superficialità del mondo che lo circonda.

Sullo sfondo ruotano i personaggi dell’assurdo. Dal guru della chirurgia, che professa amore e armonia con il solo intento di esborsare quanti più clienti gli capitino sotto tiro, all’ artista bambina i cui genitori personificano il massimo esempio di depravazione genitoriale, trattando la piccola più come fenomeno da baraccone che come innocente creatura.

Ma è la Chiesa la più considerevole pedina del sistema corrotto: le suore sono clienti del chirurgo plastico o del ristorante più facoltoso della città; il cardinale Bellucci invece di dedicarsi ai turbamenti dell’anima dei suoi fedeli, prodiga con passione ricette culinarie ai suoi gentili seguaci. E infine non si può dimenticare il circo pubblicitario che viene organizzato intorno alla celebre missionaria in visita nella capitale, in netto conflitto con la spiritualità che la sua figura dovrebbe rappresentare.

L’arrivo fugace della bella Ramona, una spogliarellista portatrice di un male incurabile, porta nella vita di Jep una ventata di freschezza. Benché, il personaggio della Ferilli, figuri come una parentesi breve, la genuinità della donna aprirà al giornalista una finestra su una nuova visione del mondo.

Intanto anche la compagnia di Jep si sgretola. Romano capisce che il successo teatrale rincorso per anni non lo ripaga dei sacrifici spesi durante la sua gioventù, per cui decide di ritornare al suo paese natio in vista di un nuovo inizio. Stefania, messa di fronte alla realtà dei fatti grazie a un oramai intollerante Jep, diventa consapevole della vacuità della sua vita e cerca di cambiare. La danarosa Viola, in seguito alla morte del figlio mentalmente instabile, dona tutti i suoi beni alla Chiesa e si trasferisce in Africa.

L’arrivo della assennata “Santa” a Roma, spinge Jep a raggiungere una nuova meta. Sebbene abbia compreso che non ha la forza morale di compiere il passo più lungo della gamba e rifuggire uno stile di vita illusorio, adesso possiede una consapevolezza inaspettata.  Nella corsa intrapresa alla ricerca dell’originaria innocenza, indispensabile per scrivere un libro, questa volta lui ha vinto la gara e ha ritrovato la Grande Bellezza.

 

Il trailer de La grande bellezza
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