Agguato ai napoletani. I testimoni raccontano la dinamica


Dalle immagini estratte dai video girati da alcuni tifosi napoletani si vede con estrema chiarezza: sono in tre gli aggressori romanisti, con tanto di caschi neri e fumogeni a portata di mano. Tre e non uno, come annunciato dagli organi di stampa.

L’intera rissa, che ha coinvolto quattro giovani tifosi napoletani di cui uno che versa in condizioni molto gravi, è stata fedelmente ripresa dal telefono cellulare di un tifoso. Si sentono i colpi, quattro esplosi in rapida sequenza, e prima dei colpi si vede nitidamente l’ultrà romanista Daniele De Santis tirare petardi e sassi contro i rivali napoletani, innescando la guerriglia. Un agguato in piena regola.

Gli investigatori continuano ad indagare per capire quale sia stata la dinamica che ha portato al ferimento dei tifosi azzurri nella serata di sabato sera, poco prima del fischio d’inizio di Fiorentina-Napoli, nelle immediate vicinanze dello Stadio Olimpico.

Tv, giornali e organi di informazione sembrano non parlare d’altro, perché quello che è accaduto è qualcosa di serio oltre che molto grave. C’è chi rischia la vita, in ospedale, senza una reale e plausibile ragione, solo per essere andato allo stadio, solo per essere napoletano in terra romana.

C’è chi dice che i tifosi napoletani abbiano in un certo senso provocato gli ultrà romanisti, sfilando con tanto di coro e striscioni di fronte al Village, noto punto di ritrovo dell’estrema destra legata al mondo romano delle Curve. C’è però anche un altro video che riprende chiaramente la scena, con un De Santis impazzito pronto a sparare e almeno altri due uomini al suo fianco.

I video raccontano una versione sostanzialmente diversa da quella narrata ieri mattina dal questore di Roma Massimo Mazza che aveva dichiarato : «Si tratta di un pazzo solitario, se ci fosse stata un’azione organizzata l’avremmo vista. Quella era una zona dove non era prevedibile nessun tipo di incidente». Eppure le cose non stanno così.

Intanto in queste frenetiche ore continuano a spuntare comunicati da parte degli Ultà romanisti che, a cosa fatta, si dissociano dal De Santis definendolo un solitario, cane sciolto! Eppure i collegamenti tra l’ex capo ultrà e gli ambienti del tifo ci sono, e sono soprattutto comprovati.

Ilmattino.it riporta l‘intervista di uno dei protagonisti della vicenda, presente proprio durante la sparatoria: «Siamo usciti dal parcheggio. Ci hanno assalito, erano incappucciati o con caschi e passamontagna, ci hanno caricati e poi sono scappati. Erano in 6 o 7, sono usciti da una stradina privata con un cancello (il circolo Village), da lì hanno iniziato a lanciarci gli oggetti. Ci hanno tirato un agguato». Da qui la rissa e un’improvvisa caduta del De Santis che manda l’uomo in panico. Sembra proprio che questo momento sia fatale per l’ultrà che, vedendosi accerchiato, estrae una Beretta calibro 7,65 con matricola punzonata, e inizia a sparare.

Quattro colpi. Che potevano essere molti di più se la pistola non si fosse inceppata. Intanto Ciro Esposito giace in prognosi riservata al Policlino Gemelli di Roma, tra la vita e la morte, a nemmeno trent’anni. Sua madre ha dichiarato di aver già perdonato i colpevoli e grida al miracolo, perché Ciro ha aperto gli occhi, pur essendo ancora in grave pericolo di vita. Eppure nessuno sembra occupasi di lui, tutti impegnati a parlare di Genny a’ carogna, di Daspo, di tifo violento e di Ultrà, mentre Ciro combatte per non morire di calcio.


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