Sanità: aneurisma e infarti. Ecco dove si muore di più


La sanità in Campania è uno dei tanti punti critici della Regione. Secondo quanto pubblicato da IlMattino.it, in base ad una mappa tracciata dall’Agenas sulla qualità dell’assistenza, in Campania si continua a sbagliare su problemi ormai noti, senza escludere i settori dove è sempre stata riconosciuta eccellente.

Ad essere state analizzate sono 60 case di cura accreditate, 10 ospedali, 3 centri evangelci, l’Irccs Pascale e i presidi ospedalieri delle Asl della Regione.

In Campania si registra ancora un eccesso di parti cesarei che, rispetto a quelli naturali, comportano maggiori rischi per la donna e il suo bambino. Ancora ritardi anche negli interventi per le fratture del collo del femore, dove si dovrebbe intervenire chirurgicamente in modo tempestivo.

E’ sempre in Campania che si alza il numero di mortalità a 30 giorni dopo un infarto acuto. Su 48 strutture, solo 15 non superano la media italiana di 9,19%, tra queste c’è il Vecchio Pellegrini, Villa Betania, Fatebenefratelli, Pineta Grande, Villa Dei Fiori di Acerra. Gli ospedali più noti, come il Monaldi, il Cardarelli, il Loreto Mare, il Rummo di Benevento e il San Sebastiano di Caserta, restano indietro nella classifica.

Percentuali alte anche per la mortalità a 30 giorni dopo un intervento di aneurisma dell’aorta addominale. Al San Giovanni Bosco la percentuale arriva a ben 32,9% rispetto alla media italiana di 1,88% e alle altre strutture campane che registrano un massimo di 5,5%.

“Segno che qualcosa non funziona – ha dichiarato Antonio De Falco della Cimo – la rete dell’emergenza fa acqua e non è ancora calibrata su una scala razionale con centri di complessità crescente che assorbono il flusso di pazienti in base alla gravità del caso. E così il Piano ospedaliero manca. I numeri rimandano una fotografia incerta e disomogenea”.


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