Roscigno Vecchia nel Cilento, la Pompei del ‘900: ha un solo abitante


Nel cuore del Cilento esiste un paese che si chiama Roscigno Vecchia, considerato la “Pompei del ‘900”, ma la sua curiosità è che vi vive un solo abitante. Il signor Giuseppe Spagnuolo infatti è l’unico abitante dell’antico borgo, la sua storia e quella del paese ha attirato l’attenzione addirittura delle telecamere di National Geographic.

Un’architettura rurale, costituita da case basse in pietra, vicoletti e una piazza centrale, Piazza Nicotera, dove sono visibili i resti della chiesa principale è questa la visione di chi arriva in paese. Durante il corso degli anni tutti gli abitanti si sono spostati nella zona nuova a causa delle numerose frane ed alluvioni che hanno da sempre devastato il paese.

Nonostante tutto c’è chi ha deciso di non abbandonare il paese e ancora oggi vive lì da solo. Una vita passata tra la Lombardia e la Svizzera, quella di Giuseppe, per poi decidere di ritornare nel paese natio per godersi il meritato riposo dopo tanti anni di lavoro. Nelle sue passeggiate per le stradine del paese vuoto di abitanti ma ricco di storia e di ricordi, il signor Giuseppe si accompagna sempre con la sua inseparabile pipa e una cravatta.

Giuseppe Spagnuolo

Storia di Roscigno Vecchia

Roscigno è un comune italiano della provincia di Salerno in Campania, fa parte della Comunità montana Alburni, del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e della Diocesi di Teggiano-Policastro. Il suo nome ha due derivazioni,  da “russignuolo“, cioè usignolo e da “Russino” che compare in alcuni scritti del 1086 (custoditi presso l’Abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni) quando il signore di Corneto (Corleto Monforte) donò la chiesa di S. Venere all’abbazia di Cava. Il piccolo borgo di Russigno e Ruscigni si può trovare impresso in molti scritti di epoca medievale. I primi insediamenti abitativi, si formarono verso la fine dell’anno mille intorno ad un monastero di Benedettini. Nel 1268 Roscigno Vecchia contava con una popolazione di 110 fuochi. Nel 1303 da un documento di tipo testamentario si certifica e si testimonia la presenza sul territorio di Rosinii, appartenente alla Baronia dei Fasanella, di frati ospedalieri.

Il 1515 fu un anno fondamentale nella storia della comunità di Roscigno che era feudo dei San Severino, si verifica l’autonomia del comune dalla proprietà del comune di Corleto Monforte e la storica e definitiva separazione amministrativa dallo stesso. La piccola comunità di Roscigno passa di mano e raggiunge la sua autonomia completa con l’acquisto da parte del feudatario Michele Soria per la somma di 15.000 ducati dei territori di tipo collinari e montani che andavano dalle “Difese di Galdo” e della “Costa del Monte”, al “Cellino” ed alle “Serricelle”. Dal 1811 al 1860 ha fatto parte del circondario di Sant’Angelo a Fasanella, appartenente al Distretto di Campagna del Regno delle Due Sicilie.  Nel 1860 molti cittadini di Roscigno aderirono alla rivolta contro i Borboni e furono contenti per l’annessione al Piemonte ed alcuni di loro fecero parte della colonna organizzata da Lorenzo Curzio che prese parte prima alla repressione dei moti filo-borbonici che erano sorti nell’avellinese e poi alla battaglia del Volturno. Dal 1860 al 1927, durante il Regno d’Italia ha fatto parte del mandamento di Sant’Angelo a Fasanella, appartenente al Circondario di Campagna.

Nel 1866 la sera del 7 luglio, verso le ore 9 del pomeriggio, in piazza Giovanni Nicotera si verificò un’invasione di bande di briganti capeggiate da Angelo Croce e Francesco Mazzei, che lasciarono a terra due morti e molteplici feriti.
L’instabilità del terreno è una variabile che gli abitanti di Roscigno hanno sempre tenuto in considerazione nel corso dei secoli.
Roscigno è stato riedificato per tre volte a causa delle frane, prima intorno al 1600, poi intorno al 1700 e, in fine, agli inizi del Novecento costringendo gli abitanti di Roscigno Vecchia alla migrazione forzosa dalle zone più basse del centro storico verso la località nominata “Piano”. Nel 1776 nella zona chiamata “Bella Pala” (vicina alla zona interessata dalla frana in località “Molinello”) si è formato un piccolo laghetto a seguito di una depressione del terreno. Nel territorio collinare di Roscigno, a quasi due chilometri dal centro abitato, si trova il sito archeologico del Monte Pruno, sede di un vasto insediamento enotrio e lucano, databile tra il VII e il III secolo a.C. Di particolare rilevanza una tomba principesca rinvenuta nel 1938, il cui ricco corredo è conservato presso il Museo archeologico provinciale di Salerno. Altri ritrovamenti sporadici risalgono agli anni venti, mentre ricerche sistematiche si sono svolte a partire dagli anni ottanta ed i ritrovamenti stanno delineando e tracciando una estesissima e ricchissima necropoli.

Fonti:

– Giovanna Greco (a cura di), Roscigno Monte Pruno: Un insediamento indigeno tra Paestum ed il Vallo di Diano, 2002
– Giuseppe Melchionda, Briganti degli Alburni, Ed. Arci Postiglione
www.roscignovecchia.it


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