Schiavone, disse nel ’97: ci sono rifiuti radioattivi


Le confessione di Carmine Schiavone non hanno svelato alcun segreto sulle ecomafie che non era già stato scoperto in questi ultimi tempi. I rifiuti provenienti dalla Germania, il territorio inquinato e l’aria avvelenata sono ormai problemi conosciuti. Ha poi raccontato il processo continuo d’inquinamento che avrebbe causato gravi danni alla saluta tanto che già nel 1997 lo stesso Schiavone aveva capito che dopo 20 anni di continui veleni alle terra, tutti sarebbero morti di tumore. A tal proposito il sito IlMattino.it scrive:

Il 7 ottobre Carmine Schiavone, boss dei Casalesi, racconta alla Commissione parlamentare ecomafie i dettagli su 15 anni di traffico di rifiuti nucleari arrivati dalla Germania. Ieri i verbali sono stati desecretati. Il pentito ricostruisce il sistema di subappalti nelle grandi opere che consentiva lo smaltimento dei rifiuti. E dà le cifre dell’affare: all’epoca nelle casse del clan entravano 600-700 milioni di lire al mese. Poi profetizza: «Tra 20 anni moriremo tutti di tumore».

Chi si aspettava grandi novità dalle dichiarazioni rese il 7 ottobre del 1997 da Carmine Schiavone alla commissione ecomafie presieduta da Massimo Scalia e desecretate ieri, resterà probabilmente deluso.

Le affermazioni sui rifiuti nucleari arrivati dalla Germania, sui veleni finiti anche nel lago Lucrino, sulle falde acquifere avvelenate, sono già state attentamente vagliate dai magistrati. Tutto quello che il pentito ha detto ai parlamentari lo aveva detto anche ai giudici e le dichiarazioni sono state utilizzate in molti dei procedimenti di questi anni: in alcuni casi le denunce di Schiavone hanno trovato riscontri e hanno portato a delle condanne, in altri no.

Ma al di là dell’aspetto giudiziario, il racconto del pentito, la sua ricostruzione di quindici anni di malaffare e connivenze, resta comunque avvincente e inquietante. Schiavone spiega di essere stato fregato dai suoi stessi soci: inizialmente, infatti, i traffici furono gestiti dai singoli boss e i proventi non finirono nelle casse del clan. Fu solo quando il collaboratore venne a sapere dei viaggi dei veleni, che i guadagni arrivarono, almeno in parte, nella cassa comune: «All’epoca tenevo ancora il relativo registro – dice – in cui figurava che, per l’immondizia, entravano 100 milioni al mese, mentre poi mi sono reso conto che in realtà il profitto era di almeno 600-700 milioni».

Quindi Schiavone ricostruisce una sorta di ciclo continuo della truffa. I casalesi erano coinvolti grazie ai subappalti in tutte le grandi opere, dalla risistemazione dei Regi Lagni alla superstrada che univa Caserta a Lago Patria e Castel Volturno. Gli appalti erano gestiti da grandi imprese: Schiavone ricorda Italstrade, la Icar, le aziende dei gruppi Ferlaino e Cabib. Il movimento terra toccava ai Casalesi. Si trattava di scavare e poi le buche furono riempite dai rifiuti provenienti soprattutto dal nord. Per seppellirli un’organizzazione dall’«efficienza militare». Schiavone parla anche di rifiuti nucleari e spiega: «Arrivavano camion di fanghi nucleari dalla Germania». Scalia chiede maggiori precisazioni sulla localizzazione dei fusti e il pentito risponde: «Alcuni dovrebbero trovarsi su di un terreno su cui oggi ci sono i bufali e su cui non cresce l’erba vicino alla superstrada». 


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