Leggende napoletane: Ciccio ‘o stuorto e le sette streghe di Meta


Un’antica leggenda racconta la storia di Franco, un giovane e simpatico pescatore di Meta, paesino della Penisola Sorrentina, molto amato da tutti per il suo carattere solare e sempre allegro.

Franco, detto da tutti “Ciccio”, era solito passare il suo tempo a cantare, specialmente durante le feste, e ogni giorno, di buon mattino, saliva sulla sua barca di mogano e correva a lavorare, rientrava la sera portando la barca a riva, la copriva e fischiettando allegramente tornava a casa.

Un giorno però, arrivato alla spiaggia di Alimuri, dove aveva messo la sua barca la sera prima, non la trovò e fu costretto ad allontanarsi 200 metri prima di trovarla; l’accaduto gli apparve immediatamente molto strano, Ciccio pensò ad uno scherzo ma la preoccupazione arrivò quando ancora per 3 giorni consecutivi si verificò questo spostamento dell’imbarcazione. Ciccio infastidito da un comportamento irragionevole decise così di nascondersi ed aspettare la bravata dei burloni che secondo lui ogni notte prendevano la sua barca, tuttavia, sorpresa delle sorprese, a fare utilizzo del peschereccio non erano dei ragazzi in preda a una bravata, bensì sette donne vestite di bianco, molto simili a quelle che all’epoca venivano chiamate “janare.

Il giovane pescatore aguzzò la vista e vide da vicino i volti di quelle sette donne, delle vere e proprie streghe, bruttissime e con i capelli arruffati. La capogruppo diede ordine di partire con una cantilena cadenzata: “Ralle, ralle, mastu Giuseppe, invece ‘e seje simme sette”. La barca non si mosse, il numero di viaggiatori doveva essere dispari ma con Ciccio nascosto in barca erano 8. Una strega del gruppo se ne accorse, ma la capo strega non volle crederle e così provò a ripetere l’ordine, niente da fare, la barca non si mosse, dunque la strega che aveva visto il nascondiglio di Ciccio lo fece notare a tutte e, immediatamente, insieme lo pestarono a suon di remate, fino a lasciarlo sfinito sulla riva mentre la sua barca volava via.

Al mattino seguente Ciccio fu ritrovato da un amico, che vedendolo in quella situazione pietosa subito lo portò a casa e lo mise a letto. Il giovane pescatore raccontò tutta la storia ma divenne lo zimbello del paese, dal momento che nessuno credeva alla streghe. Solo dopo aver mostrato a tutti gli abitanti un ramoscello di palma, fu creduto e soprannominato da tutti “Ciccio ‘o stuorto”.

Questo articolo fa parte della rubrica Napoli segreta: fantasmi e leggende napoletane.


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