Strappate via le ringhiere di Castel Capuano nell’indifferenza generale

Facciata di Castel Capuano


Napoli è la patria dell’Arte e quindi per antonomasia è popolata da artisti, creativi, storici, professori, filosofi, pizzaioli, musicisti, ma anche da ladri e delinquenti che per “arrangiarsi” nel loro “mestiere” oramai, se ne inventano di tutti i colori, sperimentando tecniche strambe e dinamiche sempre innovative che non possono passare inosservate agli occhi dei media per la loro singolarità. La bella città dei partenopei ultimamente è stata teatro di un ennesimo mirabolante furto: subito dopo Porta Capuana, tra la Chiesa di Santa Caterina a Formiello in piazza Enrico de Nicola e l’antico Castel Capuano, si è perpetrato un vero e proprio sciacallaggio per mano di ignoti, ai danni delle storiche ringhiere in metallo pieno risalenti al Medioevo.

L’antico Castello svevo-normanno, in passato Tribunale di Giustizia e sede delle carceri della città, è circondato da delle possenti ringhiere che ne delimitano il perimetro circostante; sembra quindi che alcune di queste suddette ringhiere, tra la notte di venerdì e sabato, siano state letteralmente strappate dai cippi in piperno che intervallavano le recinzioni in ghisa del ‘500. Le antiche ringhiere, vittime della razzia, divelte con la forza, probabilmente, stando a un’analisi approssimativa sono state staccate dai pilastrini con una fiamma ossidrica, vista e considerata la mole e il peso dell’oggetto del furto e, solo successivamente, portate via dai rapitori a bordo di un furgone per essere trasportate altrove. Secondo i dirigenti del Commissariato della Vicaria (così chiamato per l’omonima Colonna della Vicaria, dove i condannati, come pena, venivano legati per subire un’onta davanti a tutto il popolo – ndr), limitrofi in zona Mercato, hanno dichiarato che non si tratterebbe di un furto, bensì di una ‘sparizione’, in quanto, senza dubbio, essendo le ringhiere corrose dall’usura, “si sarebbero staccate da sole”. E allora che fine hanno fatto le ringhiere? E sopratutto, perché rubarle?

Ringhiere divelte

Ringhiere divelte

La segnalazione della razzia avvenuta nel cuore dei Decumani è stata segnalata da alcuni residenti di via Pietro Colletta che hanno subito comunicato il raid ad Armando Simeone, capogruppo Sel alla IV Municipalità. Gli abitanti si sono chiesti poi come sia stato possibile che nessuno si sia accorto del furto, essendo la zona molto trafficata anche di notte e sopratutto i cittadini si sono domandati “come mai la polizia che ha sede proprio di fronte, non abbia notato né visto nulla, in quanto quello spazio è prettamente riservato al parcheggio delle auto del Commissariato e di Castel Capuano”. Che sia stata una razzia commissionata per una villa aristocratica sede di ricchi appassionati di storia? Per collezionisti di feticci urbani? O un vero e proprio atto di teppismo di strada che in realtà denuncia quanto in questa città il ‘bene pubblico’ non viene percepito come ‘bene comune’? Anche da un punto di vista d’impatto sociale inoltre tra i partenopei serpeggia una latente connivenza che spinge i cittadini a non denunciare o a non intervenire in caso di reati commessi sotto gli occhi di tutti; ciò non fa altro che danneggiare il patrimonio storico-artistico di Napoli. Alcuni abitanti di via Cesare Rosaroll addirittura hanno dichiarato che “questo gesto estremo è un grido di scontento e di denuncia contro la Sovrintendenza, che non si preoccupa di tutelare, proteggere e valorizzare i beni culturali della città”. Intanto tra le varie indagini e le numerose citazioni di improbabili opinionisti improvvisati, le inferriate di Castel Capuano sono scomparse; guardando adesso le ringhiere vi è un buco giusto nel mezzo, come un puzzle che ha perduto un pezzo. E chissà quando o se le rivedremo.


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