Operai morti al Rione Alto: non avevano caschi né cinture. Due lavoravano in nero
Lug 27, 2025 - Redazione Vesuviolive
Operai morti cadendo da una impalcatura al Rione Alto
Due degli operai morti cadendo da un’impalcatura al Rione Alto lavoravano in nero, tutti e tre non avevano caschi né cinture di sicurezza quando la struttura ha ceduto facendoli precipitare dall’impalcatura. È Sandro Ruotolo, giornalista ed europarlamentare, a fornire il quadro della situazione che – se fosse confermato dalle indagini ancora in corso – farebbe emergere ancora una volta la drammaticità della condizione dei lavoratori a Napoli, al Sud, in Italia.
Operai morti al Rione Alto senza dispositivi di sicurezza
Ruotolo afferma: “Sono quattro gli indagati. È un atto dovuto, certo, ma la realtà è chiara: c’era chi doveva vigilare, e non lo ha fatto. Dovete sapere che in Italia ogni sei ore muore un operaio sul lavoro. La Campania è maglia nera: 25 morti sul lavoro solo nei primi mesi dell’anno, terza regione in classifica. Lo diciamo da sempre: servono investimenti nella prevenzione. E prevenzione significa formazione, assunzioni regolari, contrasto alla precarietà. Prevenzione significa anche una Procura nazionale sul lavoro, più ispettori, controlli reali e continui nei cantieri”.
Lavoro sommerso, condizioni precarie e contratti farlocchi sono purtroppo la normalità nel mercato del lavoro. A rimetterci sono sempre operai, impiegati, madri e padri di famiglia che accettano le proposte dei datori di lavoro – qualche volta si trasformano in datori di morte – per non far mancare nulla ai figli, al marito, alla moglie e magari anche ai genitori anziani. Imprenditori (li vogliamo chiamare così?) che speculano sulla miseria ergendosi a padroni della vita altrui e fregandosene dell’incolumità. Non sappiamo se questo in questo caso specifico è andata così, ma nel complesso va in questo modo.
“La sicurezza non è un costo: è un diritto – conclude Sandro Ruolo – Non possiamo più permettere che lavorare significhi rischiare la vita”.
