Il boss minaccia nuove guerre: “La camorra è un mestiere. Pioverà sangue”


Riorganizzare il clan dei Capitoni, è questo l’obiettivo del boss Carlo Lo Russo che è tornato libero da luglio 2015 dopo molti anni di carcere. Ha ripreso a riorganizzare la sua “attività” e a tessere di nuovo la sua tela di contatti. Nell’era dei social network il boss, con la complicità della moglie, cercava su Facebook i nomi di possibili bersagli da colpire. Un metodo nuovo per riallacciare contatti, cercare volti, persone da eliminare.

Nel riorganizzare il clan il boss Carlo Lo Russo deve scontrarsi con una generazione nuova di camorristi che si dipanano dal Rione Sanità al Don Guanella e ha pronunciato, secondo Internapoli, una frase da brividi: “La camorra è un mestiere, se non lo sai fare cambia mestiere…”. Dal punto di vista di un boss probabilmente la camorra è un normale lavoro, anche difficile, dove per guadagnare bisogna saper gestire diverse situazioni complicate e per il boss queste nuove generazioni non lo sanno fare, si improvvisano criminali.

Ritiene invece che lui sa farlo bene il suo “mestiere”, sa come fare alleanze e iniziare guerre. Così infatti cura i rapporti con i Licciardi alla Masseria Cardone, con i narcos degli Amato-Pagano e i figli del boss Paolo Di Lauro tra Secondigliano e area nord di Napoli, con il clan Cimmino del Vomero e con i Contini al Vasto. A chi invece lo ostacola minaccia guerre e ritorsioni. Carlo Lo Russo è riuscito così a rintracciare e parlare con i nipoti e affiliati e a costruire di nuovo una nuova “società” e già ha detto al nipote “Pioverà sangue”, meditando quindi nuove uccisioni e sangue sparso per Napoli.


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