Coronavirus, “La musica è cambiata”: l’associazione Ragtime dà spazio alla creatività sui social


L’associazione Ragtime da tempo si occupa di diffondere le arti come la scrittura, la recitazione e la musica con tre ragazzi napoletani: Francesco Spiedo, Simone Somma e Roberto Ormanni. L’obiettivo è quello di raccontare storie mischiando forme e stili. Una delle prime creazioni dell’associazione è Così non si va avanti, uno spettacolo andato in scena fin quando non c’è stata l’emergenza.

E con l’emergenza, un settore come quello dello spettacolo si è dovuto reinventare a causa della chiusura di teatri, cinema e luoghi di assembramento e così hanno fatto anche i ragazzi dell’Associazione Ragtime, che hanno dato vita ad un’iniziativa sui social, ‘La musica è cambiata’. A raccontarci di cosa si tratta, cos’è e come è nata l’associazione, sono stati i tre ragazzi, Francesco, Simone e Roberto al quale va il ringraziamento di VesuvioLive.it per essersi prestati alla nostra intervista.

Com’è è nata l’associazione Ragtime e di cosa si occupa?

Simone: “La nostra associazione Ragtime ha come mission il coinvolgere gli spettri dell’ambito artistico, in particolare teatro, musica e scrittura. Abbiamo fatto il nostro spettacolo ‘Così non si va avanti’ e abbiamo continuato a collaborare insieme cercando di seguire la mission che ci eravamo prefissi. Per costituzione dell’associazione siamo aperti a tutte le forme di arte e agli stimoli che ci arrivano dall’esterno. Siamo tre ragazzi giovani che fanno il proprio lavoro e credono che l’incontro tra giovani artisti possa portare a qualcosa di buono“.

Roberto: “L’associazione Ragtime è nata per una contingenza, cioè che ci serviva un corpo legale per fare l’evento, ma è stata la materializzazione di un qualcosa che era già nato con la preparazione dello spettacolo. Simone e Francesco avevano scritto lo spettacolo e dovevano scegliere le musiche per portarlo in scena. E si chiedevano perché usare artisti che non conoscevano e hanno contattato me, che stimava, e lì ci siamo resi conto che la sinergia aveva dietro una costruzione di idea che potesse portare questo tipo di esperienza attraverso altre isole oltre alle tre che facciamo noi. Così è nata Ragtime”. 

L’iniziativa ‘La musica è cambiata’, come è nata e di cosa si tratta?

Simone: “Siamo sempre stati poco attenti ai nostri social, perché siamo in tre che hanno la dimestichezza con il computer di un 90enne, ma anche perché facciamo una vita abbastanza frenetica e non abbiamo il tempo di fare cose davanti ad un computer. La quarantena ci ha fatto capire che internet serve per far crescere l’associazione e che in questo periodo il mezzo internet non si può sottovalutare, significa restare indietro con i tempi. Le persone nate nel 2000 non hanno idea di cosa significhi vivere senza internet, non possiamo fare quelli che decidono che il mondo è fermo a quando non c’era internet e che non si deve progredire. Ci siamo posti il problema di un’artista che non sta lavorando e a come poteva fare per mostrare la sua arte“.

Roberto: “Noi ci siamo posti il problema se fare questa iniziativa in questo momento. Abbiamo iniziato a vedere che tanti nostri colleghi dopo un mese di quarantena hanno prodotto cose in via digitale. Tutti questi contenuti sono qualcosa di quanto più provvisorio. Volevamo trovare una modalità che potesse lasciare qualcosa che ha valore non solo ora, ma anche dopo, una cosa da poter continuare in forme e modalità diverse anche dopo questo periodo. Fra le tre discipline di cui ci occupiamo abbiamo iniziato a ragionare sullo scritto e da qui abbiamo cercato di capire da cosa parte uno scrittore quando scrive. L’esercizio nasce da far scrivere qualcosa attraverso la musica con tre tracce musicali diverse e fatte da tre musicisti, Gianluigi Capasso, Enrico Valanzuolo, Antonio Barberio,  per capire come lo scrittore reagisce a queste musiche per creare tre monologhi. I monologhi vengono recitati da un attore che mette in scena il testo venendo suggestionato dalla musica. E’ la sintesi di quello che noi facciamo. Questa settimana è partita la prima esperienza e già abbiamo pronte le prossime puntate e manterremo le stesse tre tracce musicali di musicisti di cui abbiamo tanta stima che ci hanno donato le loro composizioni inedite“.

Simone: “Il primo scritto è di Claudia Petrucci, che ha da poco pubblicato il suo primo romanzo. L’attore che recita i primi tre video scritti da Claudia è Valerio Lombardi, un caro amico, che è stato un po’ in giro per il mondo, che porta avanti da anni il format di ‘attore di strada’. Nelle prossime puntate interverranno altri musicisti, altri attori e altri scrittori“.

Francesco: “Claudia è una raccontista molto brava, conosciuta per dei racconti che ha pubblicato online. Ha scritto romanzi d’esordio, tra i più forti in Italia. La risposta che stiamo avendo è positiva e ci fa capire e tra i vari addetti ai lavori si sta sviluppando una certa curiosità. Faremo altri giochi e speriamo che l’iniziativa possa crescere e ci aiuti a crescere“.

Avete altre idee da portare avanti per sfruttare la potenzialità dei social?

Simone: “Di idee ne abbiamo pensate tante, ma in questo periodo è difficile la realizzabilità. Noi ci occupiamo di spettacolo e dobbiamo pur guadagnare in qualche modo e i social, con i numeri che abbiamo, non ce lo permettono. Una volta finito questo periodo vorremmo tornare in scena il più presto possibile e noi come associazione abbiamo perso delle date. L’ultima l’abbiamo fatta prima del lockdown ed è stato un duro colpo sia a livello economico che a livello artistico. I luoghi di assembramento, giustamente, sono stati chiusi per primi, ma noi abbiamo subito un contraccolpo duro. Noi non possiamo fare smartworking, non abbiamo albi e sindacati. Cosa ci resta se non possiamo lavorare? Lo facciamo per amore attraverso questo progetto online. Noi lo facciamo nella vita e per la vita. Da vicino le cose vengono meglio, nel momento in cui si potrà io posso fare il mio lavoro che va pagato sempre, io adesso posso essere utile alla società. L’artista, al momento, non serve perché l’attore in ospedale non serve, ma si può cercare di rendere più piacevole alle persone intorno questa situazione anomala, poi una volta sperimentati i social si potrà fare qualcosa di più bello attraverso i nostri contenuti con prodotti di maggiore qualità. Il nostro lavoro social continuerà anche per darci visibilità. Si devono intercettare i bisogni del pubblico“.

Roberto: “Ancora oggi a livello politico, la categoria dello spettacolo manca di un orizzonte cronologico, non abbiamo ancora una data di ripartenza perché non si sa come farla ripartire. Per me le cose che possiamo fare è far capire alla gente quanto conta nella vita normale la funzione dell’arte, per chi fa teatro, per chi ascolta un concerto. Se questa situazione andasse avanti, proporrei come Roi Paci, di fare un lockdown dell’arte per far capire cos’è che la gente ha avuto fino ad ora. Questo nostro lavorare in termine digitali ci ha dato elementi per preparare una serie di incontri che andranno accresciuti quando si ritornerà alla normalità. In una situazione del genere fornire una piazza digitale può servire in futuro“.


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