Scultura per Maradona, Domenico Sepe: “Diego come un Dio greco. Sarà un’opera eterna”

Foto: Antonio Murolo


Solo un napoletano può realizzare la scultura dedicata a Maradona, da installare a Napoli. Diego, che al suo arrivo sotto al Vesuvio dichiarò subito di voler “diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires”, ha sviscerato ogni aspetto della sua anima proprio qui, identificandosi con un popolo preso di mira dal razzismo, flagellato dalla povertà in ampi strati della società, rassegnato a essere tra gli ultimi, riscattandolo nell’orgoglio attraverso le vittorie sportive.

Maradona potrebbe essere paragonato all’eroe mitologico, l’Ercole dei nostri giorni il quale con le sue fatiche interviene nel destino dei napoletani mutandone le sorti. Non è un caso, forse, che egli sia stato D10S nella città fondata dai greci dalla storia tre volte millenaria. Proprio a questi sentimenti si è rifatto lo scultore napoletano Domenico Sepe, che sta già realizzando l’opera e si trova nella sua seconda fase, in attesa di essere trasformata in bronzo.

Domenico Sepe: “Sarà una scultura eterna”

Sepe utilizza l’Antica tecnica della fusione a cera persa, la stessa con cui furono realizzati i Bronzi di Riace, i capolavori di epoca greca o magnogreca conservati oggi a Reggio Calabria. “Vorrei che questa scultura – afferma il maestro Sepe – continuasse a trasmettere emozioni nel corso del tempo. Sarà una scultura eterna perché ho deciso di fonderla in bronzo, a prescindere dal suo destino”. L’opera sarà pronta i primi di febbraio e sarà già disponibile per esposizioni o installazioni.


Dalla Grecia a Maradona passando per Napoli, un tema che si ripete continuamente come spiega proprio lo scultore:

“Ho avviato il mio percorso artistico da giovanissimo. Ricordo che al rientro dal mio primo viaggio in Grecia ho scolpito un busto di Zeus. Da lì ho capito che la mia strada era segnata dal percorso della scultura. La statua di Maradona rappresenta un insieme di emozioni, la scintilla nasce proprio da una spinta emozionale: la notizia di Diego Armando, quindi la tristezza; il mio blocco sulla notizia, immagina quando ti arriva una notizia bruttissima, ti fermi, rifletti, però quella è stata paradossalmente la scintilla che ha acceso la mia voglia di restituire qualcosa a Diego Armando.

“Maradona per me rappresenta tutto questo, un insieme di emozioni ma anche la sintesi di un mio percorso artistico. Quindi un Diego Armando Maradona come un dio greco perché la mia arte si rifà a quella classicità di un tempo dove lo scultore idealizza il divino attraverso la fisicità atletica, ma anche attraverso il bronzo perché quel vuoto riesce a custodire anche l’anima.

“Questa scultura di Maradona, per come si presenta, è estremamente più difficile perché bisogna fare uno studio anatomico, raccontare un atleta, quindi la ricerca ad esempio delle proporzioni dei muscoli in trazione, il processo venoso, tutta una serie di elementi che raccontano una scultura che per essere fatta ci volevano circa tre mesi. Invece è nata in soli 15 giorni – e, amo dire, in 15 notti. È stata una sorta di vortice che ha attratto le mie mani, il mio cuore e in modo costante e continuativo ho lavorato senza fermarmi”.


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