La Napoliboxe salva i giovani dalla camorra ma chiuderà: in arrivo lo sfratto dal Comune

Il maestro Lino Silvestri della Napoliboxe


La Napoliboxe rischia di essere sfrattata dal Comune di Napoli per morosità sul fitto. Anche per la palestra di pugilato di Montesanto di Lino Silvestri si prospetta la chiusura, così come la Star Judo Club a Scampia di Gianni Maddaloni. Entrambi tolgono dalla strada i ragazzi, sottraendoli spesso a un futuro di criminalità. Entrambi rappresentano un’eccellenza in territori complicati e dove le opportunità criminali sono molte visto il contesto di emarginazione, bassa scolarizzazione e lontananza delle istituzioni.

La Napoliboxe destinata a chiudere

”Ho sempre pagato quanto previsto dal contratto che siglammo più di 23 anni fa – dice Lino Silvestri all’Ansa – togliendo ragazzi dalla strada e respingendo anche le minacce dei clan di camorra a cui la presenza della palestra qui nel rione Montesanto ha sempre dato fastidio. Ho 50 ragazzi da educare allo sport e solo uno su dieci può permettersi la retta. Mi vengono affidati minorenni complicati, alcuni dei quali diventano anche dei campioni e per tutta risposta, stamattina, mi trovo assediato da polizia, municipale, vigili del fuoco. Forse il sindaco crede che io abbia la palestra nella ricca via Chiaia o a Posillipo. Allora lo invito a scendere dal suo Palazzo e venire qui in Vicoletto sottomonte ai Ventaglieri, vicolo di armi, droga e per ora di boxe che aiuta i ragazzi”.

Il Comune di Napoli potrebbe sfrattare anche Gianni Maddaloni

Lino Silvestri è figlio di Geppino, maestro di Elio Cotena (campione europeo e italiani nei pesi piuma) e soprattutto della medaglia d’oro olimpica Patrizio Oliva. Il suo momento di difficoltà è del tutto simile a quello Gianni Maddaloni, anche egli maestro di una medaglia d’oro alle Olimpiadi, il figlio Pino Maddaloni.

Il Comune di Napoli evidentemente sottovaluta non solo l’importanza dello sport in generale, ma soprattutto in contesti difficili. Sottovaluta la passione che coinvolge chi pratica le arti marziali, sport di sacrificio e rispetto dell’avversario. Il ring o il dojo non sono dei luoghi dove si fa o si impara a fare a botte, ma un micromondo dove si impara a cadere e rialzarsi, una piccola ma grande metafora della vita.


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