Lo Sputtanapoli? Lo hanno inventato gli inglesi oltre 160 anni fa


Il cosidetto “Sputtanapoli”, come alcuni ben sanno o riescono a immaginare, è una pratica messa in atto da alcuni individui, in primis gli organi di informazione nazionali, e che consiste nel fornire notizie parzialmente veritiere, lacunose o mischiate a inesattezze in modo che queste vadano a ledere ingiustamente l’immagine della città di Napoli, usanza che d’altra parte non risparmia neanche la Campania e le altre regioni e città del Mezzogiorno.

William Ewart Gladstone è stato un politico inglese dell’Ottocento che si recò nell’allora capitale del Regno delle Due Sicilie per quattro mesi a cavallo tra il 1850 e il 1851 e, tornato in patria, ebbe l’occasione di riferire le seguenti parole in due lettere spedite a Lord Aberdeen:

“Non descrivo severità accidentali, ma la violazione incessante, sistematica, premeditata delle leggi umane e divine; la persecuzione della virtù, quand’è congiunta a intelligenza, la profanazione della religione, la violazione di ogni morale, sospinte da paure e vendette, la prostituzione della magistratura per condannare uomini i più virtuosi ed elevati e intelligenti e distinti e culti; un vile selvaggio sistema di torture fisiche e morali. Effetto di tutto questo è il rovesciamento di ogni idea sociale, è la negazione di Dio eretta a sistema di governo”.

La società borbonica era dunque in gravi condizioni sociali, violava sistematicamente ogni diritto, anche elementare, dei propri cittadini i quali erano succubi di terrore ed arbitrarietà, dichiarazioni sconvolsero tutta l’Europa provocando odio nei confronti della monarchia duosiciliana. Già nel 1852, tuttavia, Gladstone ammise di aver esagerato seppur in buona fede, perché raggirato sia da coloro che gli avevano preparato la visita a Napoli, sia da quelli che gli fecero da guida nella città. Nel 1863 invece, circa tre anni dopo il falso plebiscito, sorvegliato dalla camorra, di annessione di Napoli al Regno di Sardegna, grazie alle domande incalzanti rivoltegli in Parlamento da Lord Henry Lennox il Gladstone ammise di aver fondato le proprie dichiarazioni sulla base di ciò che affermavano alcuni liberali napoletani, presumibilmente già in contatto con il Governo Inglese per preparare il terreno a una destituzione della Corona delle Due Sicilie, sponsorizzata e protetta dai britannici, circostanza che indignò a tal punto Lord Aberdeen che costui con una dichiarazione pubblica ne riconobbe la faziosità e le rigettò. Tuttavia la questione non finisce qui, poiché Gladstone nella sua seconda visita alla città verso la fine degli anni Ottanta dell’Ottocento confessò di non essere mai stato in un carcere napoletano, e che le sue parole erano il semplice riportare tesi degli uomini cui fu affidato da Lord Palmerston, Primo Ministro inglese a partire dal 1855. Secondo altri i rapporti tra Gladstone e Palmerston erano di conflitto, perciò un accordo tra i due appariva molto inverosimile, fermo restando in ogni caso la cattiva fede utilizzata nella descrizione della realtà sociale napoletana.


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