Al Museum Shop il presepe da “Guiness” più piccolo del mondo


La mostra “I presepi da Guinness” è in esposizione al Museum Shop fino al 7 gennaio 2014 con ingresso libero presso Largo Corpo di Napoli. I visitatori dell’incredibile esposizione sono rimasti tutti affascinati da questa forma di arte in miniatura: “Grazie di averci mostrato il capolavoro dell’uomo col suggerimento dell’infinito”, “La dimostrazione che l’arte non ha limiti”..

Per la prima volta al pubblico è stata data la possibilità di poter osservare la creatività artistica di don Antonio Esposito e di tutta la sua collezione privata Eredi Calò: “Data la delicatezza delle opere, fino ad oggi non si era mai riuscito ad organizzare niente di simile. Alcuni pezzi sono ogni anno in mostra a Castellammare di Stabia e a Torre Annunziata, ma una personale con la quasi totalità delle opere è la prima volta. Il nostro desiderio era proprio quello di esporre come un corpus unico le opere del Nostro per poter entrare pienamente nel suo universo poetico perché queste piccole ma grandi meraviglie non sono un’esperienza casuale nella vita artistica di don Antonio, ma sono il risultato di più di cinquant’anni di lavoro, dedizione e preghiera”.

La prima data di queste 39 affascinanti creazioni risale al 1941, e le più piccole rappresentazioni del Presepe, che hanno una dimensione che va da pochi centimetri a soli cinque millimetri, sono celate all’intero di noci, castagne, ghiande, pietre, scatolette, anfore, gusci d’uovo e addirittura di gusci di pistacchio, dove si può ammirare l’intera opera solo grazie a delle lenti di ingrandimento.

L’unica creazione in carta, anch’essa eccezionale, è stata realizzata con dei ritagli di francobolli.

I pastori del Presepe invece, sono stati realizzati in un primo momento con sughero intagliato e dipinto, poi si è lasciato ampio spazio al mastice dei vetrai, modellato e dipinto con gocce di colore ad olio.

Gli elementi decorativi della vegetazione sono tutti naturali, ed era lo stesso don Antonio Esposito a procurare ramoscelli, muschio e spunzoni di pino durante le sue passeggiate. Successivamente li lasciava disseccare per poi immergere il tutto nella trementina colorata che dava colore riuscendo a conservare la vegetazione per sempre.


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