“A Napoli per prendere la pensione”: la risposta di Katia Ancelotti

Foto da sscnapoli.it


La carriera di Carlo Ancelotti senza alcun dubbio parla per lui, nonostante ciò ancora oggi i tifosi del Napoli, così come quelli di altre sue squadre in cui non ha inciso, non riescono a perdonargli quel tremendo inizio di stagione del 2019 che gli costerà la panchina.

Dopo più di un lustro, la figlia di Carlo, Katia, ha risposto e ha parzialmente sedato qualsiasi tipo di polemica sull’esperienza al Napoli del padre rispondendo a dovere a chi lo ha addirittura accusato di “essere venuto a prendere la pensione“.

“Non gli ha dato peso”, Katia Ancelotti sulle critiche al padre

Intervistata dal Corriere della Sera la figlia di Ancelotti ha dovuto rispondere ad una domanda riguardante i pensieri del padre durante l’esperienza al Napoli, in realtà la domanda faceva riferimento anche a quella in bianconero a causa della quale anche i tifosi della Juventus tutt’ora continuano a criticarlo.

“Non gli ha dato peso. Intanto lui non guarda i social. Mica leggeva o sentiva che a Napoli dicevano che era venuto a prendere la pensione? Quella cosa lì a me ha fatto malissimo per esempio. A lui dispiace soltanto quando non riesce a fare il suo lavoro”.

Certamente non stupisce che uno come Ancelotti non guardi i social o si fermi a sentire le critiche dei tifosi, però sicuramente una cosa la sappiamo: il Napoli non era affatto la sua pensione, anzi nelle sue esperienze successive ha avuto ben modo di dimostrare il suo enorme valore in panchina.

Il contesto delle critiche ad Ancelotti

Effettivamente sono passati molti anni, 6, dai fatti che stiamo raccontando, quindi è giusto fare un recap per permettere a tutti di comprendere la situazione che i tifosi partenopei continuano a recriminargli. Il Napoli era reduce da una serie di stagioni molto positive con Sarri al timone in cui si era arrivati ad un passo dal Tricolore, si pensi per esempio alla stagione magica dei 91 punti.

Tuttavia, sembrava che al Napoli mancasse ancora qualcosa per fare il grande passo, e allora De Laurentiis decise di optare per un colpo da 90 in panchina: Carlo Ancelotti. La sua prima stagione in panchina termina senza infamia e senza lode, praticamente senza mai aver impensierito la Juventus, che vincerà quel campionato con 6 giornate di anticipo, ma avendo comunque consolidato la propria posizione di seconda forza in campo.

L’anno successivo era quello del grande passo, per il Napoli una campagna acquisti da prima della classe, tutto era pronto per lottare per il Tricolore, eppure qualcosa andò storto, stagione che iniziò subito con una sconfitta con autogol di Koulibaly in extremis allo Stadium, poi qualche tentativo di riprendere campo prima di affondare del tutto.

7 giornate senza vincere in campionato e sogno finito, Ancelotti esonerato, dentro Gattuso: quel sogno di Tricolore in realtà si trasformò in un incubo per gli azzurri, i cui tifosi ancora non dimenticano e non riescono a perdonare l’allenatore di Reggiolo.

La risposta sul campo di Ancelotti dopo il Napoli

Seppur a queste critiche non ci sia stata risposta alcuna, una sorta di risposta, questa volta sul campo, c’è stata eccome da parte di Ancelotti dopo la sua esperienza col Napoli. Dopo un’altra esperienza indecorosa con l’Everton che faceva pensare alla fine di un’era, la chiamata di Florentino Perez e l’esperienza coi Blancos ha frugato ancora una volta ogni dubbio sul conto dell’allenatore del Brasile.

Tutto ciò che si poteva vincere in 2 anni dal suo arrivo, Real Madrid rinsavito dopo una crisi di risultati, successi insperati contro il City di Guardiola, tutto ciò per ribadire ancora una volta il carattere di quest’uomo. Ed ora la chiamata del Brasile con lo sguardo già al Mondiale 2026, perché il suo obiettivo è uno: vincerlo.

Infine, per capire veramente come ragiona quest’uomo, l’invito è quello di leggere il suo libro. Ancelotti racconta di avere praticamente due anime: una interna ed una esterna.

Esteriormente sembra calmissimo, da lì l’espressione “leader calmo”, eppure interiormente riesce talmente tanto ad empatizzare con i calciatori che questi riescono quasi sempre a svolgere ogni mansione da lui affidatagli. L’impressione è che sarà Carlo Ancelotti stesso a decidere quando sarà il momento di “andare in pensione“.


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