Dal presepe alla tombola : il Natale in Campania tra storia e cultura

Natale 2025: Storia e Cultura della Campania


Il Natale in Campania non è soltanto una ricorrenza religiosa, ma un momento ricco di storia e cultura, un mix di riti e tradizioni tramandate nei secoli.

Il Presepe e l’Albero di Natale

Il simbolo più noto del Natale in Campania è senza dubbio il presepe, un’arte che affonda le proprie radici nel Settecento napoletano e che ancora oggi suscita meraviglia.

In tutta la regione il presepe non è un semplice ornamento, ma una rappresentazione culturale del mondo contadino e cittadino, un microcosmo che racconta mestieri antichi, abitudini familiari e scorci della vita quotidiana.

Come dimostra la celebre battuta in Natale in casa Cupiello: “Te piace ‘o presepe?“. Non è solo una frase teatrale, ma un simbolo culturale che riflette quanto il presepe sia elemento identitario nelle case campane.

A Napoli la celebre via San Gregorio Armeno, resta il cuore pulsante di questa tradizione: le botteghe artigiane lavorano per tutto l’anno alla creazione di pastori, scenografie e case in miniatura, dando vita a un patrimonio che unisce arte, fede e ironia popolare.

I presepi viventi nei borghi e nelle zone interne

Ma la tradizione si estende ben oltre, molti paesi del Sannio, dell’Irpinia e del Cilento allestiscono presepi viventi, trasformando vicoli e borghi antichi in scenografie suggestive che richiamano centinaia di visitatori.

Una tradizione più moderna, ma legata al presepe è l’albero di Natale che ha assunto un ruolo centrale nelle case e nelle piazze della regione. Pur non essendo un elemento originario della cultura campana, l’usanza si diffonde infatti in Italia tra Ottocento e Novecento. Nelle famiglie campane l’albero viene addobbato tradizionalmente a partire dall’8 dicembre, giornata dedicata all’Immacolata, dando inizio al periodo natalizio anche se negli ultimi anni le “spinte” commerciali portano tante famiglie ad addobbare già a fine novembre.

La Tombola e la Smorfia Napoletana

Aspetto che unisce divertimento e famiglia è la tombola, che non manca nelle case tradizionali Campane. Introdotta tra il Settecento e l’Ottocento, la tombola era inizialmente un passatempo domestico che permetteva di sostituire il gioco d’azzardo durante le festività, rispettando le norme religiose.

Risale all’epoca di Carlo di Borbone l’editto che vietava il gioco del lotto, molto popolare a Napoli, nel periodo natalizio per “salvaguardare” la morale e le tasche dei sudditi. Ecco quindi che i napoletani si inventarono il loro gioco preferito fatto in casa.

Col tempo è diventata un vero e proprio rito familiare: la sera della Vigilia o durante il pranzo di Natale, intere famiglie si riuniscono attorno al tavolo, la Smorfia napoletana, con la sua corrispondenza tra numeri e simboli della vita quotidiana, diventa occasione per interpretazioni, scherzi e storie.

La cultura gastronomica del Natale campano

La tradizione gastronomica, anch’essa storica, affonda le radici nelle abitudini contadine e marinare. La Vigilia “di magro” mantiene intatto il suo rituale antico, con baccalàcapitonespaghetti alle vongole e la tipica insalata di rinforzo. I dolci, come struffoli, e roccocò, derivano in gran parte dalle ricette dei conventi seicenteschi.

Il giorno di Natale, invece, è un trionfo di sapori più ricchi: minestra, lasagne al fornotortani e ragù raccontano la convivialità delle famiglie, mentre i dolci tradizionali  struffolisusamielliroccocò e mustaccioli  hanno origini antiche, spesso collegate a conventi seicenteschi. Ogni dolce ha un significato simbolico: gli struffoli, piccole palline di pasta ricoperte di miele, rappresentano la prosperità e la dolcezza della vita, mentre i roccocò, duri e speziati, ricordano la forza e la resistenza.

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