Mario Merola: il re della sceneggiata conosciuto in tutto il mondo


Mario Merola è sempre stata una figura controversa del panorama artistico napoletano, ma su una cosa bisogna necessariamente concordare: nei suoi 50 anni di attività ha portato la musica della nostra terra nel mondo reinventando completamente il genere della “sceneggiata”. Questa forma d’arte era nata proprio a Napoli fra le due guerre mondiali e consisteva nello sviluppare una teatralizzazione basandola interamente sul testo di un’unica canzone. Generalmente i temi erano drammatici: storie d’amore e di tradimenti, di malavita e di povertà in grado, con un pizzico di esagerazione, di smuovere i sentimenti del pubblico.

Molto apprezzata a Napoli e negli U.S.A., grazie all’ingente numero di emigranti, la sceneggiata raggiunse l’apice proprio con il lavoro di Mario Merola. L’artista nacque a Napoli il 6 aprile del 1934 da Giuseppe, ciabattino del quartiere S. Anna alle Paludi, e Maddalena. Calciatore provetto arrivò anche a giocare in Serie C con la squadra giovanile del Napoli, ma subito manifestò una grande passione per il canto. Tuttavia, le condizioni economiche non gli permettevano di dedicarsi alla musica: così iniziò a lavorare come scaricatore di porto.

mario merolaIl primo riconoscimento nel mondo della musica arrivò solo nel 1959, quando con l’esecuzione del brano “Senza Guapparia” vinse il primo premio ad un concorso per voci emergenti al Teatro 2000 di Napoli. Tuttavia, il successo arrivò per puro caso. Durante una pausa dal lavoro al porto, Mario andò con alcuni suoi colleghi si recò alla piazzetta della chiesa di Sant’Anna alle Paludi, dove era in corso un festival in onore della Madonna. Il cantante che doveva esibirsi, tale Mario Trevi, era in enorme ritardo ed il giovane Merola, spronato dagli amici, salì sul palco per intrattenere il pubblico.

Riscosse un successo talmente grande che poco tempo dopo incise il suo primo disco, “Malufiglio”, che sceglierà subito di trasformare in uno spettacolo teatrale. Da lì in poi, il nome di Mario Merola si diffuse in tutto il mondo, a partire dagli Stati Uniti, dove si esibì accompagnato ed esortato dal grande Claudio Villa. Dal teatro, la sceneggiata napoletana arrivò al grande schermo con film che oggi strappano una risata, ma al tempo riuscivano a racchiudere paure, problemi e disagi di una Napoli maltrattata e abbandonata dallo Stato.

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Oltre che dai successi, però, i 50 anni di carriera del cantante napoletano sono stati costellati da ombre e sospetti. In alcune circostanze, Merola è stato accusato di essersi esibito durante matrimoni e celebrazioni di volti noti della criminalità organizzata e, in molti casi, questi sospetti hanno trovato alcuni riscontri nelle vicende giudiziarie.

Nel 1983 a Mario Merola venne consegnato il primo avviso di garanzia per associazione a delinquere a fini camorristici: la vicenda sollevò un polverone nella stampa che ferì profondamente il cantante, ma, infine, fu prosciolto da ogni accusa. Nel 1989, invece, in aria di maxi-processo, fu proprio il giudice-eroe Giovanni Falcone ad inviare un nuovo avviso di garanzia al cantante per associazione a delinquere di stampo mafioso. Anche in questo caso, però, Merola venne prosciolto da ogni accusa.

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Insomma, secondo la giustizia italiana Mario Merola non ha mai avuto rapporti con la criminalità organizzata se non nella finzione delle sue sceneggiate migliori. Si spense all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia il 12 novembre del 2006 dopo aver mangiato un piatto di cozze crude. Nel bene e nel male, che piaccia o meno, Merola resterà l’immagine di Napoli per almeno altri “Cient’anne”, per citare una delle ultime canzoni cantate insieme al pupillo ed amico Gigi d’Alessio.


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