La storia di Giulia: la prima donna a guidare un autobus veniva dal Sud


Donna al volante, pericolo costante“. Se persino in un vecchio adagio popolare viene da sempre messa in discussione la bravura delle donne alla guida, è facile immaginarsi le difficoltà che ha dovuto incontrare Giulia Solomita per potersi mettere al volante addirittura di un autobus, seppur di proprietà dell’azienda di trasporti Camera, sua e di suo marito. Anche perché prima nessuna donna lo aveva mai fatto prima. E’ stata, infatti, l’allora 25enne potentina la prima persona italiana di sesso femminile ad ottenere la patente “D pubblica”, quella necessaria appunto per guidare gli autobus.

Un’esigenza più che una passione per la signora Giulia, che oggi (2019) di anni ne ha 83 e che dell’azienda non ne ha più voluto sapere nulla dalla morte del marito, passandone le redini a un nipote. Come raccontato in un’intervista – concessa al portale www.melandronews.it – infatti le cose sono andate così: “Ci stavamo ampliando e ci serviva il secondo autista. Così ho detto a mio marito: ci provo io. Mi sono messa subito a studiare, andavo a Potenza all’autoscuola. Andavo di pomeriggio, a giorni alterni. Ma non è stato semplice. A me necessitava la patente, altrimenti avremmo dovuto spendere i soldi per un’altra assunzione“.

Il problema è che nonostante il suo impegno e la sua serietà, nessuno voleva neanche solo esaminarla, una responsabilità allora considerata troppo grande: “Ricordo molto bene l’ingegnere che avrebbe dovuto esaminarmi, tanto bravo, ma anche lui mi diceva che non se la sentiva di assumersi quella responsabilità. Così ogni volta mi rimandava alla volta dopo, quaranta giorni dopo. Ogni volta vedevo i candidati uomini che superavano la prova e io che dovevo tornare la volta dopo. Non mi sono stancata, anzi forse ho preso io per sfinimento l’ingegnere. Ricordo che vennero anche altri dirigenti della Motorizzazione, per farmi sostenere l’esame“.

Un esame davvero durissimo, per giunta. La signora Giulia, infatti, dovette prima smontare un motore e poi guidare davanti ad una scuola durante l’orario di uscita degli alunni. Alla fine, però, le fecero persino i complimenti. Era il 1961. Nello stesso anno anche il primo viaggio, a Roma o forse Napoli. Questo non lo ricorda bene. Ancora impresso nella mente, invece, quanto accadde anni dopo: “Un giorno ho notato che quell’ingegnere mi guardava. Un po’ mi sono spaventata, ma poi ho capito che mi seguiva per vedere quel che facevo alla guida del bus, per capire se aveva fatto bene a darmi la patente. Ma questo succedeva sempre anche durante i controlli delle forze dell’ordine: se dovevano fermare qualcuno, capitava sempre a me“.

Alla fine, però, l’unica che l’ha fermata davvero è stata proprio lei stessa: “La patente a chi guida gli autobus si toglie a 68 anni di età, ma devo essere sincera, io sono andata alla motorizzazione e l’ho consegnata un po’ di tempo prima, perché avevo capito che non avevo più le energie per stare al volante. Però continuo a guidare l’automobile“.


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