Regno delle Due Sicilie, perché fu chiamato così: il mito e la storia

I territori del Regno delle Due Sicilie


I latini erano soliti usare l’espressione “nomen omen”, il destino nel nome. In quello della Sicilia, però, più che l’avvenire si possono rintracciare le origini mitiche e antichissime. Dai Greci ai Romani, dagli Arabi ai Normanni, sino al più recente Regno delle Due Sicilie dei Borbone. Molti sono stati infatti i popoli che l’hanno abitata, attratti dal clima favorevole, dalla strategica posizione per i commerci marittimi, dalla terra ricca di frutti e prodotti di indiscussa qualità.

La leggenda – narrata dai due folkloristi Salomone Marino e Pitrè –  vuole che Sicilia fosse il nome della principessa del Libano. Per sfuggire alle grinfie del Greco-Levante, un mostruoso gatto-mammone, a quindici anni dovette lasciare la patria su di una barca. Dopo tre mesi di navigazione, quando la principessa stava ormai morendo di fame e di sete, giunse sulle sponde dell’attuale regione più a sud d’Italia. Un bellissimo e aitante ragazzo le raccontò che tutti gli abitanti dell’isola erano morti a causa di una peste e che il destino voleva che fossero proprio loro due a ripopolare quella terra così ricca con una nuova razza forte come lui e gentile come lei. Così le offrì ospitalità e amore dicendole che quella terra avrebbe preso il nome della donna che l’avrebbe ripopolata.

Secondo la storia, invece, in origine la Sicilia era denominata Trinacria, per la sua forma triangolare. Lo stesso Omero nell’Odissea, ma anche storici latini, si riferirono all’isola con tale denominazione. Fu anche definita come “L’isola del Sole”: non a caso il suo simbolo rappresentato da un volto circondato da raggi solari, poi sostituiti da tre gambe, indicanti i tre punti estremi della regione. I Romani – che vi giunsero a partire dal 264 a. C. – per indicarne la fertilità, vi aggiunsero anche delle spighe.

Il nome Sicilia è, però, anteriore agli antichi Romani. Infatti, da Trinacria, il nome divenne prima Sicania, dai Sicani che vi si stanziarono (come riporta lo storico greco Tucidide, vissuto durante il V secolo a. C.) e poi acquisì quella che è ancora oggi l’attuale denominazione. Ciò in virtù dell’arrivo dei Siculi, popolazione proveniente dal territorio italico e capace di spodestare le precedenti popolazioni.

Secondo alcuni linguisti il nome “Sicilia”come riporta lo storico catanese Santi Correnti – deriverebbe in realtà da sik, termine di radice indo-germanica, che sta a denotare l’ingrossamento e la crescita.  Nella lingua greca questa radice è usata per individuare certi frutti che si sviluppano rapidamente, come il fico (siké) o la zucca (sikùs). Quindi Sicilia significherebbe “terra della fecondità, isola della fertilità”.

La Sicilia, in seguito fu colonizzata dai Fenici, dai Greci e dai Romani. Secondo il grammatico latino Marco Terenzio Varrone, ad esempio, il nome  deriverebbe dalla voce italica sica, che sta ad indicare la falce. Pertanto Sicilia significherebbe “terra di falciatori”, questo perché  i Romani consideravano la Sicilia come la regione più ricca di grano dell’Impero. Caduto quello d’Occidente, fu poi occupata prima dai Bizantini e poi dagli Arabi nell’827 d.C., che se la videro sottrarre dai Normanni di Ruggero d’Altavilla nel 1091. Seguiranno Svevi, francesi e spagnoli. Proprio in periodo bizantino (secc. VI – IX) si credette che il nome “Sicilia” derivasse dall’unione di due termini greci (siké ed elaia), che denotavano due piante tipiche dell’isola:  il fico e l’olivo.

Da sottolineare, comunque, che il termine “Sicilia” in età medievale non designò soltanto l’isola, ma fu esteso anche alla penisola, per indicare i domini normanno-svevi, dell’Italia meridionale. Infatti, nel 1130 Ruggero II d’Altavilla riunì Puglia, Calabria, Campania, Basilicata, Molise e la stessa isola sotto quello che fu denominato proprio Regno di Sicilia (legittimato persino dall’allora Papa Onorio II), cui si sarebbe aggiunto anche l’Abruzzo.

Tale istituzione politica non sarebbe stata dimenticata nemmeno molti secoli dopo. Il Congresso di Vienna, svoltosi tra il 1814-15, che con la Restaurazione rimise al potere i vecchi sovrani dispotici detronizzati dalla Rivoluzione Francese e dalle imprese di Napoleone (l’imperatore francese non aveva ancora ricevuto la sconfitta definitiva di Waterloo quando il primo ministro Metternich e i suoi colleghi inglesi, russi e prussiani avviarono il Congresso), infatti riaffidò il meridione italiano a Ferdinando di Borbone, che assunse – con il nome di Ferdinando I – il governo del neonato Regno delle Due Sicilie, ovvero quella isolana e quella peninsulare.


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