La Grotta dei Santi di Pignataro Maggiore, un antico gioiello abbandonato
Gen 03, 2016 - Germana Squillace
Al confine tra il Lazio e la Campania sorge Cales, antico villaggio fondato dalla popolazione degli Ausoni-Aurunci in epoca preromana. Nota per il suo artigianato e per la produzione di ceramiche a vernice nera, esportata soprattutto in Spagna, fu la prima colonia romana in Campania. Nel III secolo a.C. possedeva già una propria moneta, il caleno, e aveva il compito di vigilare sui porti della Campania e della Magna Grecia.
Non lontana da questa meraviglia dell’antichità a Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta, alla destra del Rio dei Lanzi, è situata la cosiddetta Grotta dei Santi, una struttura di epoca preromana profonda circa venti metri. È una galleria scavata nel tufo, poi intonacato e affrescato, formata da due ambienti. Il primo, alto più di due metri, ha una forma trapezoidale e le pareti inclinate verso l’interno. In fondo vi è un piccolo abside semicircolare con alle spalle un affresco che raffigura Cristo accompagnato da due angeli e dai santi Pietro e Paolo. Lungo le pareti si possono osservare numerosi affreschi votivi risalenti al X e XI secolo raffiguranti diversi Santi come Clemente, Giovanni Battista, Barbara, Simone, Massimo, Pietro, Stefano e Lucia.
Particolarmente riconoscibili sono il “Martirio di San Lorenzo”, la “Crocifissione di San Giovanni Evangelista”, “Cristo in piedi tra gli arcangeli Michele e Gabriele”, la “Crocifissione” e il “Martirio di San Silvestro”. Quest’ultimo dipinto mostra la leggenda secondo cui il Papa sconfisse un drago, metafora che indica la vittoria del cristianesimo sul paganesimo che si verificò durante i suoi anni di pontificato con la conversione dell’imperatore Costantino. In un’altra parte dell’iconostasi sono presenti, all’interno di medaglioni a fondo giallo, sei busti di Santi tutti raffigurati in abito bianco. In alto la riproduzione di “Santa Margherita che tiene una corona” e della “Madonna col bambino fra due preti”. Il secondo ambiente è ricco di rappresentazioni di diversi Santi, delle quali oggi è rimasto ben poco. I Santi sono tutti rappresentati con una stessa fisicità: hanno gli occhi sferici con sopracciglia unite e un labbro inferiore molto pronunciato. Questo sito ha avuto nel tempo varie funzioni. Infatti probabilmente all’inizio fu costruito per scopi difensivi dato che era in prossimità dell’ambita Cales, solo successivamente fu utilizzato come luogo di preghiere, dove trovavano ristoro soprattutto gli eremiti.
Ma che cosa ne resta oggi della Grotta dei Santi, bellezza di inestimabile valore? Purtroppo quasi nulla, in effetti non esiste quasi più nessun Santo. In realtà un occhio non allenato non si accorgerebbe neanche di passare dinanzi una costruzione così antica e importante. Per arrivare all’ingresso della Grotta bisogna percorrere un sentiero non esattamente agibile e una volta arrivati sul luogo ci si trova dinanzi un cancello rotto che ha permesso, con il passare degli anni, l’accesso a numerosi barbari trafficanti d’arte che hanno trafugato i tesori del posto. Hanno cioè staccato con motoseghe pezzi di affreschi dalle mura decapitando alcuni dei Santi raffigurati. Indubbiamente il sito avrebbe bisogno di essere maggiormente tutelato e valorizzato.
Fonti: “Campania”, Milano, Touring Editore, 1996; Simone Piazza, “Pittura rupestre medievale: Lazio e Campania settentrionale (secoli VI-XIII)”, Roma, Publications de l’École française de Rome, 2006