Palazzo Pandola: storia e aneddoti sulla casa di Filumena Marturano
Dic 18, 2016 - Andrea Chiara Grillo
Sono centinaia i palazzi nobiliari e monumentali intrisi di arte e storia che affollano la città di Napoli. Ne è un chiaro esempio Palazzo Pandola, situato nel cuore del centro storico, in Piazza del Gesù Nuovo al civico 33, di fronte alla guglia barocca dell’Immacolata, a pochi passi dalla Chiesa del Gesù Nuovo e dal complesso monumentale di Santa Chiara.
Lo storico palazzo viene ricordato per essere stato la location privilegiata di molte pellicole del cinema napoletano come I giocatori, uno degli episodi del film L’oro di Napoli (1954) e Matrimonio all’italiana (1964), dirette entrambe da Vittorio De Sica. In quest’ultimo, gli interni dell’edificio con vista su piazza del Gesù, furono utilizzati per rappresentare la casa di Filumena Marturano, interpretata da Marcello Mastroianni e Sofia Loren. In tempi più recenti è stato scelto come set cinematografico per la miniserie televisiva Giuseppe Moscati (2007), diretta da Giacomo Campiotti, rappresentando, per l’appunto, l’abitazione dell’illustre medico.
Da un punto di vista architettonico la residenza monumentale risponde ad un stile tardo barocco. In origine l’edificio era parte integrante di Palazzo Pignatelli di Monteleone. Nel 182, venne acquistato da Gaetano Pandola, imparentato con la famiglia Pignatelli, adibito a residenza modificandone lo stile originario della facciata in neoclassico. Oltre ai balconi fu creato un imponente cornicione e un portale avanzato rispetto al prospetto.
Come la maggior parte dei palazzi monumentali del centro antico della città, anche Palazzo Pandola custodisce, all’interno del suo cortile, un’imponente e mozzafiato scala aperta settecentesca ornata con decorazioni pittoriche.
Grazie a Gaetano Pandola e in seguito ai suoi figli, Eduardo ed Enrico, il palazzo fu adibito a luogo d’incontro e di rifugio prima per Carlo Poerio, condannato all’ergastolo per aver preso parte ai moti rivoluzionari del 1848, e poi per diversi patrioti irredentisti, tra cui Guglielmo Oberdan, che fu direttore del giornale patriotico Pro Patria dopo aver disertato dall’esercito. Quest’ultimo nel 1882 preparò anche un attentato nei confronti dell’imperatore austriaco Francesco Giuseppe, ma la sua congiura fallì e venne decapitato.
Ancor oggi il rivoluzionario Oberdan viene ricordato attraverso una lapide posta sul lato destro del portale d’ingresso del Palazzo.