1 Marzo, il Capodanno dei Romani: i festeggiamenti invertivano l’ordine del mondo


Il capodanno viene festeggiato da tutte le società della Terra. Tuttavia non tutte festeggiano nello stesso periodo e secondo i medesimi rituali. I rituali si festeggiano diversamente e possono essere: apotropaici, funerari, augurali e divinatori.

Noi dobbiamo molto ai Romani per l’enorme ricchezza rilasciatoci in diversi settori e tra cui le tradizioni. Nel periodo di capodanno emuliamo ciò che facevano i nostri avi, però bisogna anche affermare che altrettante cose oggi non siano per niente praticate e addirittura ci sembrano assurde. Per esempio i Romani lavoravano nel giorno di Capodanno. Inoltre nel giorno della Vigilia, la chiusura dell’anno dedicata al dio Saturno, si creava una società alla rovescia. Gli uomini cedevano il potere alle donne, gli schiavi erano serviti dai loro padroni etc.

I Romani festeggiavano il capodanno nel mese di marzo, mese consacrato al dio Marte. Solo in un secondo momento fu spostato al 1° gennaio. La data si dibatte tra il 191, quando il pontefice massimo, principale autorità religiosa, emanò una legge, lex acilia de intercalatione, e il 153 grazie al console Quinto Fulvio Nobiliore.

Comunque sia, il mese di gennaio era consacrato a Giano. Dio bifronte di cui un volto simboleggiava l’anno concluso e l’altro quello nuovo. Oggi come allora i Romani erano superstiziosi e speranzosi in un anno nuovo, un anno proficuo soprattutto in termini di raccolti, dato che la società Romana era sostanzialmente costituita da contadini.

Busto Giano bifronte, conservato nei Musei vaticani. Fonte: Wikipedia

Ciò è visibile nella tradizione del pontefice massimo di donare il farro con sale accompagnato da un pezzo di pane al dio Giano. Un simile donativo era un augurio di proficui raccolti. Attualmente si usa mangiare le lenticchie auspicando maggior entrate di denaro. Inoltre i Romani donavano i fichi secchi con foglie di alloro ai propri amici. Oggi si fa la stessa prassi.

Anche il ballo, il canto e l’emissione di rumori forti venivano praticati, con precisione nel capodanno di marzo. I sacerdoti consacrati a Marte, sacerdoti salii, scendevano in processione coi loro scudi, cantavano il Carmen saliare, saltavano a ritmo di danza e battevano le loro armi contro gli scudi.

Sacerdoti salii. Fonte: romanoimpero.com

Noi pratichiamo eccome il rituale della danza, del canto e ci facciamo sentire attraverso i fuochi d’artificio e lo sparo di armi da fuoco.

La prassi scaramantica di liberarsi di cose vecchie era cara anche ai Romani. Loro ritualmente si liberavano simbolicamente di un signore anziano rivestito di pelli, il quale rimandava al vecchio dio Marte. Noi invece ci liberiamo di oggetti di diversa materia e spesso lo facciamo gettandoli dalle finestre delle rispettive case e rischiando di far del male a qualcuno.

Fonti:

http://www.treccani.it/enciclopedia/capodanno_%28Enciclopedia-Italiana%29/

http://www.treccani.it/enciclopedia/capodanno_%28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/

http://www.treccani.it/enciclopedia/sali/


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