Ovviamente questa ridefinizione dei costumi non risparmiò l’abbigliamento. Nel passaggio dal periodo bizantino a quello medievale (dal 300 al 1000), nel costume si opera una fondamentale rivoluzione: la differenziazione netta fra l’abito maschile e quello femminile, quasi inesistente nell’antichità. E’ in questo periodo, infatti, che entra a far parte dell’abbigliamento maschile, un elemento nuovo costituito dai calzoni o brache. La moda in questo momento storico assume un aspetto che va oltre il mero senso estetico o pratico dell’abbigliamento, infatti durante il Medioevo era dai vestiti che si riconoscevano gli appartenenti alle diverse classi sociali. Ma che differenza c’era tra l’abbigliamento maschile e quello femminile? L’abbigliamento maschile di base era quasi uguale per tutti: camicia abbondante, che poteva servire di giorno e di notte, infilata in un paio di pantaloni aderenti e lunghi fino alle ginocchia, sui quali si indossava una tunica comoda che permetteva la più ampia libertà di movimenti, fermata alla vita da una cintura. A completare l’outfit quando si usciva si indossava il mantello.
Durante l’inverno, fra la camicia e la veste si infilava una specie di lungo panciotto senza maniche, un capo di lusso, caldo e comodo, costituito da una pelliccia cucita fra due stoffe. Le brache, che ricordiamo essere il solo capo d’abbigliamento riservato esclusivamente all’uomo, erano dei calzoni di tela sottile lunghi fino alle caviglie e che potevano essere stretti, a sbuffo o pieghettati; ed erano strette in vita da una cintura di tessuto o di cuoio. Le calze invece arrivavano fino a metà coscia, erano morbide, aderenti alla gamba, e potevano essere di tela, di maglia di lana, e anche di seta; di colore scuro, tranne quelle da cerimonia, che avevano righe orizzontali di colore contrastante.
Altro capo d’abbigliamento utilizzato in questo periodo era il mantello, ma questo era un indumento prevalentemente riservato ai nobili e che poteva essere di vari tipi, anche se la forma più comune era quasi sempre a ruota, di mezza lunghezza e senza maniche. In genere era di tessuto pesante foderato di pelliccia, ricamato e ornato di frange; aveva un apertura laterale e si chiudeva sulla spalla destra per mezzo di un fermaglio o di un legaccio, in quanto i bottoni ancora non avevano fatto il loro ingresso in scena. L’ultimo capo d’abbigliamento indossati nel Medioevo era costituito dai guanti, di cui tutti facevano grande uso. Erano di maglia di lana, di pelle o di pelliccia. Molto aderenti alla mano, si allargavano verso i polsi e coprivano di solito buona parte dell’avambraccio. Era un capo di vestiario che si offriva spesso in dono e che possedeva un grande valore simbolico, infatti consegnare il proprio guanto al signore era un segno di omaggio, gettarlo, un segno di sfida. Si toglievano per entrare in chiesa o per stringere la mano a qualcuno, regole di buone maniere tutt’oggi ancora osservate… da qualcuno! Come abbiamo accennato all’inizio in questo periodo l’abbigliamento funge da segno distintivo delle diverse classi sociali di appartenenza, e nonostante alcuni capi di vestiario fossero comune a diversi ranghi la differenza in questi casi la facevano la qualità dei tessuti, le rifiniture, gli ornamenti, in quelli che oggi si chiamano “accessori”. I nobili inoltre portavano gioielli, catene d’oro e abiti colorati e sontuosi. Indossavano cappelli con foggia (lunga coda), i loro capelli accuratamente tagliati ed il loro viso perfettamente rasato; portavano inoltre un farsetto molto corto, sulle gambe indossavano una calzamaglia aderente di un tessuto tagliato di traverso; come calzari portavano scarpe a punta che venivano imbottite di muschi per mantenere la forma.
Nemmeno i ricchi, però, avevano molti vestiti; anche in casa dei nobili, chi avesse cercato ampi armadi cui appendere molti e vari vestiti, sarebbe rimasto deluso: scarsi, poco più dell’indispensabile, gli abiti “di tutti i giorni” e senza troppi ornamenti; rarissimi quelli sfarzosi, tanto che a volte capitava che anche i più potenti feudatari lasciassero in preziosa eredità ai figli il loro abito di cuoio. La verità era che la vanità dei nobili doveva spesso fare i conti, oltre che con la scarsità di denaro con l’assenza quasi totale dei commerci, per cui bisognava accontentarsi di quello che forniva il feudo, cioè della lana e del lino consueti.
L’abbigliamento femminile invece consisteva in una camicia semplice e lunga fino ai piedi chiamata interula o sotano sopra la quale veniva indossata una specie di tunica ampia e variamente sagomata. La maggior parte dei capi che componevano l’abbigliamento femminile non era molto diversa da quella portata dagli uomini, ma variavano per stoffe e colori, ricchezza di ornamenti e di accessori. Le donne non indossavano le brache ma stringevano il petto con un velo di mussolina a mo’ di reggiseno.
un nuovo nodo all’altezza del bacino ed infine si lasciavano cadere le estremità in due strisce uguali fino a terra. Le calze indossate dalle donne erano simili a quelle degli uomini ma sempre sorrette da giarrettiere, perché non potevano essere agganciate alla cintura delle brache. Le scarpe erano di vario tipo: alte o basse, chiuse o aperte, con o senza linguetta, di cuoio, di feltro, di tessuto, foderate di pelliccia. La moda preferiva i piedini piccoli, i tacchi abbastanza alti, il passo ondeggiante e accuratamente studiato.
ci si copriva la testa con un velo di lino o di seta, importato in Italia dai crociati. Di solito esso era molto lungo e copriva non solo il volto ma anche le spalle e un diadema lo incollava alla fronte.
Portavano anche immensi cappelli a cono con velo con i capelli raccolti in una rete dorata.