De Laurentiis sulla città: “Napoletani i cinesi preferiscono Civitavecchia”


I tifosi del Napoli sono imbufaliti con Aurelio De Laurentiis. Un mercato ritenuto poco esaltante e i primi risultati poco soddisfacenti hanno esarcerbato gli animi già fin troppo caldi nei confronti del patron azzurro, oggetto di critiche sempre più aspre.

Da settimane gli striscioni contro De La si moltiplicano, pochi giorni fa i volantini che invitavano il popolo partenopeo a disertare il San Paolo. Il culmine della protesta è stato raggiunto nel corso di Napoli-Sampdoria, quando la Curva A ha mostrato uno striscione dal messaggio inequivocabile: “Ancora una volta hai solo parlato, il tuo comportamento è meschino. Ma vuoi fare la fine di Ferlaino?”. Corrado Ferlaino, finì col subire ben 3 attentati in un solo anno (2001).

Il presidente ieri sera ha tentato di spiegare tramite la radio ufficiale della Ssc Napoli, Radio Kiss Kiss, le sue scelte tecniche ed imprenditoriali sconfinando anche al di fuori del calcio: “I napoletani devono rendersi conto delle difficoltà della loro città, il porto non vive da anni ed i cinesi preferiscono Civitavecchia, lo scandalo di Pompei, lo stesso San Paolo con il Comune che mi ha rinnovato la convenzione il 28 agosto fino al 30 settembre. Bisogna aprire gli occhi e rendersi conto del contesto della città”.

Napoli con le sue difficoltà come alibi per il mancato raggiungimento di obiettivi calcistici, questo in soldoni è il messaggio lanciato a chiare lettere dal patron. Che sia un fattore determinante o meno, la sua riflessione giunta in giornate nelle quali l’attenzione della città si è accesa su di lui ci spinge a riflettere: la protesta sta assumendo connotati sempre più pericolosi, fomentare l’odio che sta maturando verso De Laurentiis potrebbe risultare molto pericoloso e dannoso per stessa immagine della città. E’ vero che Napoli ha problemi importanti eppure l’attenzione di molti è rivolta verso un presidente di calcio, il Calcio Napoli diventa motivo di scontro, di lite, diventa un vero problema per la gente quando poi girando per le strade della città gli spunti per essere davvero incazzati ce ne sono tantissimi.

L’ennesima dimostrazione che il calcio non è uno sport, ma un fenomeno sociale che distoglie le masse dai problemi reali.


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