Campania. All’estero preoccupa la criminalità ma non la Terra dei Fuochi


La Terra dei Fuochi è un tema relativamente recente per rappresentare già, internazionalmente, un’etichetta fissa del pregiudizio sulla Campania. Mentre la criminalità organizzata è storica certezza per l’opinione pubblica italiana ed estera in merito alla Campania e la sua inaffidabilità.

Ed è quanto emerge dal Dossier commissionato dall’ex Presidente Caldoro a Luigi Crespi, il quale già sondaggista per Berlusconi ai tempi del contratto con gli italiani, è stato nel 2014 nominato consulente per la comunicazione per la Regione Campania dallo stesso Caldoro.

Lo studio ha visto la partecipazione di alcune autorevoli società di statistica, quali l’Ipsos di Nando Pagnoncelli, l’Ipr di Antonio Noto, la Swg ed Elog (come riporta Il Corriere); il dossier è centralizzato sull’opinione straniera circa la Campania, nella fattispecie della Terra dei fuochi e la conoscenza a riguardo, considerando il peso mediatico che ha vissuto.

Ebbene, le interviste hanno dato risultati particolari a riguardo: tutti i soggetti chiamati a rispondere, in 7 paesi diversi (Olanda, Germania, Francia, Spagna, Inghilterra, Stati Uniti e Australia) dimostrano che la conoscenza a riguardo è minima. Si è sentito parlare del problema ma esso non appartiene alle connotazioni immediate che si attribuiscono alla nostra regione. Al contrario del malaffare, la criminalità e la scarsa efficienza della nostra classe dirigente. Tra il 51% e il 66% si aggirano i numeri degli intervistati che si dichiarano certi della massiccia presenza di criminalità in Campania.

Ma com’è la qualità della vita, tutto sommato, in Campania? A rispondere, sia campani (5.000) che italiani (2.500) e stranieri. Il 25% degli italiani ritene che in Campania si vive bene, mentre gli autoctoni che la pensano così sono il 32%, arrivando al 59% però se si fa riferimento alla  propria area di residenza, piuttosto che all’intera regione. Il quotidiano vince sul giudizio complessivo, soprattutto alle preoccupazioni sulla Terra Dei Fuochi.

All’estero, interrogati sulla Campania, si da un voto alto alle potenzialità turistiche ed enogastronimche (circa 7.6), ma 6 su 10 indicano la presenza forte della criminalità. Inutile dire che i tedeschi sono più severi (il 66% di questi ultimi ammette la pericolosità del crimine contro al 25% degli intervistati brasiliani).

Tuttavia la valutazione dei cibi campani supera nettamente quella della cucina italiana in generale e fuori dalla UE non è mai calato il consumo dei prodotti campani dopo la Terra dei Fuochi, anzi probabilmente è in crescita. In Australia il 73% degli intervistati non ha mai sentito parlare del caso.

Mentre, per il 90% delle aziende agro-alimentari campane la gravità della problematica ambientale legata alla Terra dei fuochi è molto (68%) o abbastanza (22%) fondata per un complessivo 90% del campione di imprenditori intervistati, anche se il 59% si reputano pienamente (12%) o in parte (47%) d’accordo sul fatto che l’intervento dei media abbia strumentalizzato o accentuato il problema.

La verità è sempre nel mezzo, come ci ha insegnato Aristotele; da una parte, la medio-crazia detta opinioni e giudizi in merito a problematiche più o meno rilevanti (questo viene deciso dai media stessi), dall’altra il problema è reale e molto dannoso alle densità civiche: l’aumento dei tumori non è una mera nozione statistica, ma la sconcertante verità.

Non temete ricercatori di opinioni: la Terra dei fuochi non tarderà a far parte delle categorie mentali in cui riponiamo i pre-giudizi. Probabilmente.

O forse, non è abbastanza attrattiva come la camorra, che tutto sommato, è macabro attore dell’intero mondo, con altri nomi, altre facce, altri giudizi. Gli stereotipi sono l’oppio quotidiano dei popoli.


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