Il pm Woodcock: “Gomorra c’entra poco, ecco chi imitano le paranze dei bambini”


I bambini dovrebbero stare per le strade a giocare, armati dei loro sorrisi e dei loro sogni. Invece, negli ultimi tempi alcuni di essi, a Napoli, sono entrati nel giro della malaffare, dando vita alle ormai famose paranze dei bambini, dove una maschera si indossa per commemorare un altro delinquente come loro, piuttosto che per festeggiare il Carnevale. E’ solo una delle tante riflessioni regalate agli studenti della facoltà di Giurisprudenza della Federico II dal pubblico ministero Henry John Woodcock.

Li conosce bene il magistrato americano i membri delle paranze dei bambini, dato che il prossimo 15 giugno dovrà giudicare ben sessanta di loro per i crimini loro imputati, con rito abbreviato. Ecco perché dopo le numerose polemiche sulla nuova serie di “Gomorra” e sui suoi effetti e le sue responsabilità su un presunto principio di imitazione da parte dei più giovani, un parere è stato richiesto anche all’inflessibile giudice, che – come riportato dall’edizione odierna di Repubblica.it – assieme a padre Alex Zanotelli ieri ha svelato numerosi particolari all’altrettanto sua giovane platea.

Su tutti proprio uno relativo a “Gomorra” che, secondo Woodcock, non sarebbe per nulla la causa della nascita delle paranze dei bambini: “E’ troppo facile dire che questa serie costituisce un modello negativo. Per la mia esperienza posso dire piuttosto che il modello di questi ragazzi è un altro giovane come loro, che poi è stato ammazzato, Emanuele Sibillo. A Carnevale alcuni ragazzini hanno indossato i suoi abiti e la sua maschera. Il modello sembra più quello dei nuovi terroristi che quello dei vecchi camorristi“.

Certo, come quest’ultimi, uno dei mercati più ambiti dai nuovi piccoli malavitosi è quello della droga. Da qui la proposta shock da parte dello stesso pubblico ministero: “So che può sembrare strano detto da un giudice, ma una delle prime soluzioni da considerare per arginare i recenti fenomeni criminali giovanili potrebbe essere la legalizzazione delle droghe leggere. Molti omicidi, infatti, vengono commessi per le piazze di spaccio e in questo senso c’è gente disposta a morire anche per un portone in più“.


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