Da batteri fecali a sostanze cangerogene: ecco cosa c’è sui vestiti appena comprati


È usanza di molti indossare indumenti nuovi comprati in negozio o in cesti al mercato senza lavarli prima di sfoggiarli. Studi condotti da Philip Tierno, direttore di Microbiologia e Immunologia presso la New York University, hanno dimostrato la presenza di alcuni composti inquietanti sui capi di abbigliamento esaminati. Tra i motivi sul perché bisognerebbe lavare i capi di abbigliamento prima di indossarli c’è proprio la presenza di componenti che possono essere dannosi, sostanze che possono essere di varia natura e che possono provocare irritazioni o altri problemi di salute.

Il Dr. Tierno ha esaminato alcuni capi di abbigliamento come: pantaloni, camicie, biancheria intima, giacche e altri capi d’abbigliamento di qualsiasi prezzo e fascia economica. I test hanno riscontrato la presenza di composti non proprio piacevoli tra cui: secrezioni respiratorie, flora cutanea, flora fecale, lieviti. Come riporta Dionidream.com, tra i più contaminati sono presenti: i costumi da bagno, la biancheria intima e altri oggetti intimi. Tierno ha infatti comunicato che: “Alcuni capi erano gravemente contaminati da molti organismi, indicando che molte persone li hanno provati. In un certo senso stai toccando l’inguine o le ascelle di qualcuno”. Le malattie che potrebbero causare questi organismi sono: l’epatite A, diarrea, MRSA, salmonella, norovirus, infezioni da lieviti e streptococco. Il medico fa anche sapere però che la maggior parte delle persone ha un sistema immunitario sufficientemente robusto, in modo che di solito può combattere il piccolo numero di microrganismi che può avere sul loro corpo e che il fatto che si entri in contatto con uno di questi organismi non significa che stai per ammalarti.

Altro motivo della contaminazione sono i prodotti chimici che vengono utilizzati nella fabbricazione dei capi di abbigliamento. A seconda di dove i vestiti sono stati fabbricati, spesso in Cina o paesi asiatici dove i controlli quasi non esistono, i capi di abbigliamento possono contenere molte più sostanze chimiche a rischio. Tra queste sostanze ci sono i coloranti azoici-anilina, spesso causa di causare reazioni cutanee lievi o gravi, infatti per chi ha la pelle sensibile tali coloranti possono provocare chiazze rosse, prurito e secchezza, soprattutto dove il tessuto strofina sulla pelle, come ad esempio sulla vita, collo, ascelle e cosce. Le sostanze irritanti possono essere lavate via ma potrebbero essere richiesti anche più lavaggi.

Un esempio è la formaldeide utilizzata nell’abbigliamento per ridurre pieghe e muffa. Essa è un noto cancerogeno, ed è stata collegata anche a eczemi e disturbi ormonali. Nella lista compaiono anche gli etossilati di nonilfenolo (NPE), che sono tensioattivi interferenti endocrini tossici utilizzati nella fabbricazione di indumenti. Queste sostanze quando vengono lavate via finiscono nell’ambiente dove si accumula nei sedimenti e viene ingerito dai pesci e dalla fauna selvatica.

Ci sono sostanze chimiche che non vanno via con il lavaggi,o per esempio il triclosan, antimicrobico che è talvolta aggiunto ai tessuti: questa sostanza può alterare la regolazione ormonale e può interferire con lo sviluppo fetale. Studi sugli animali hanno anche sollevato preoccupazioni circa la sua capacità di influenzare la fertilità; batteri esposti a triclosan diventano resistenti agli antibiotici. Come effetto c’è anche un aumento del rischio di cancro. I vestiti antimacchia sono invece pieni di composti perfluorinati (PFC), che sono tossici per l’uomo e per l’ambiente. Si parla spesso di PFC in relazione alle pentole antiaderenti, ma sono utilizzati anche nei tessuti. Se l’abbigliamento comprato non è biologico, è quasi certo che l’indumento sia realizzato con cotone geneticamente modificato che è fortemente trattato con pesticidi e altre sostanze chimiche durante la produzione.

L’Organic Consumers Association (OCA) ha spiegato che: “Le sostanze chimiche utilizzate nella produzione di cotone non si esauriscono con la coltivazione. Come aiuto nella raccolta, gli erbicidi sono usati per defogliare le piante, rendendo più facile la raccolta. Produrre un tessuto dalle piante coinvolge più sostanze chimiche nel processo di sbiancamento, dimensionamento, colorazione, raddrizzamento, appiattimento, resistenza alle macchie e agli odori, antinfiammabilità, riduzione delle pieghe. Alcune di queste sostanze chimiche sono applicate con il calore e così incollate alle fibre di cotone. Diversi lavaggi vengono effettuati durante tutto il processo, ma alcune degli ammorbidenti e detergenti lasciano un residuo che non sarà totalmente rimosso dal prodotto finale. Sostanze chimiche spesso utilizzati per le finiture sono formaldeide, soda caustica, acido solforico, resine, sulfamidici, alogeni e bromo. Alcuni capi di abbigliamento importati sono ora impregnati con disinfettanti di lunga durata che sono molto difficili da rimuovere. Questi e gli altri residui chimici colpiscono le persone con Sensibilità Chimica Multipla. Inoltre, le persone hanno sviluppato reazioni allergiche attraverso il contatto con la pelle.”

Il cotone è la coltura che sporca di più al mondo a causa di un uso pesante di erbicidi e insetticidi pericolosi, tra cui alcuni dei più pericolosi insetticidi sul mercato. Secondo l’Organic Trade Association: “Il cotone è una coltura dannosa a causa del suo pesante uso di insetticidi, pesticida più pericolose per la salute umana e animale. Il cotone copre il 2,5% delle terre coltivate del mondo e usa il 16% degli insetticidi a livello mondiale, più di ogni altra coltura. Aldicarb, parathion e methamidopho, tre dei insetticidi più intensamente pericolosi per la salute umana, sono quelli più comunemente utilizzati nella produzione di cotone. L’Aldicarb può uccidere un uomo con una sola goccia assorbito attraverso la pelle, ma è ancora utilizzato in 25 paesi e negli Stati Uniti, dove in 16 stati è stato scoperto nelle falde acquifere“.

Per questi motivi si consiglia di scegliere vestiti in cotone biologico che non sarà geneticamente modificato e soggetto a questo assalto di esposizioni tossiche. Quando non si trovano si dovrebbero scegliere indumenti che sono testati per la presenza di sostanze nocive, che se ci fate caso compare spesso nelle etichette dell’intimo.

Si consiglia inoltre una volta toccato un capo di abbigliamento con le dita di sfregare le dita tra di loro: se notate che sembrano come lucide e plasticate o addirittura colorate allora quel capo d’abbigliamento è pieno prodotti chimici. Quindi bisogna lavarlo prima di indossarlo e ricordatevi di lavare le mani dopo averlo toccato in negozio.


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