Omar Sivori: lo juventino più amato a Napoli. Costato due motori navali


Era un calciatore talentuoso, le sue specialità erano il dribbling  in velocità e il palleggio. Era abbastanza forte fisicamente e possedeva un’ottima coordinazione. Era il genio assoluto, l’esplosione, l’anarchia come disciplina superiore del calcio. Lui era Omar Enrique Sivori.

Di origini italiane, nacque a San Nicolas de los Arroyos, in Argentina, il 2 ottobre del 1935. Soprannominato El Cabezon per via della folta capigliatura scura che spiccava sul suo corpo longilineo o anche El Gran Zurdo (Il grande mancino) perché giocava sempre col sinistro, Sivori iniziò la sua carriera da giocatore nel River Plate all’età di 19 anni nel 1954. L’anno successivo arrivano anche i primi due titoli: la conquista della Primera Divison ai danni degli eterni rivali del Boca in una partita vinta per 2-1 alla Bombonera e la Copa Río de La Plata in finale contro il Nacional. Nel ’56 la Maquina rivinse il campionato e nel match dell’ultima giornata contro il Rosario Central (4-0), l’italo-argentino realizzò l’ultima rete. Il 5 maggio del 1957 gioca la sua ultima gara prima di trasferirsi in Italia alla Juventus forte di un curriculum di 29 gol in 63 partite.

Fu pagato 10 Mln di pesos, stabilendo un record all’epoca. Insieme al neoacqusito Charles e al capitano della squadra Boniperti, diede vita ad un incredibile trio offensivo che fece le fortune della Juventus nel corso degli anni ’50. In bianconero, Sivori giocò 257 partite segnando 170 gol che contribuirono alla vittoria di 3 Scudetti e 2 Coppe Italia. Nel ’61 fu insignito del massimo premio personale: il pallone d’oro. 4 anni più tardi, l’attaccante decise di cambiare aria e di lasciare Torino viste le divergenze con l’allenatore Herrera.

Voluto fortemente dal presidente Roberto Fiore, Sivori passò al Calcio Napoli. Per acquistare il cartellino dell’italo-argentino, l’allora patron del club azzurro acquistò due motori navali e pagò settanta Mln delle vecchie lire. Al suo arrivo, fu accolto da migliaia di tifosi che gli mostrarono subito grande attaccamento nonostante i recentissimi trascorsi piemontesi. Con l’altro attaccante della squadra, Altafini, formò una coppia-gol molto prolifica che permise ai partenopei di vincere una Coppa delle Alpi (1966) e ad ottenere inoltre anche ottimi piazzamenti in campionato. Un infortunio al ginocchio rimediato durante una tournée in Colombia unito ad uno storico litigio con l’arbitro Pieroni nel corso di un Napoli-Juventus datato 1 dicembre 1967 (culminato con una sua espulsione con squalifica di 6 giornate) lo costrinse a chiudere la propria carriera all’età di trentatré anni. Tale decisione fu resa nota il 21 dicembre del ’68 durante la tredicsima puntata di Canzonissima, con un collegamento televisivo da Napoli.

Con indosso la casacca albiceleste, Sivori vinse una Copa America (1957) e formò insieme a Cruz, Corbatta, Angelillo e Maschio un gruppo chiamato gli Angeli dalla faccia Sporca per l’aria da impertinenti che i cinque avevano in campo e fuori. Nel ’62 giocò anche per l’Italia in occasione dei mondiali tenutisi in Cile senza però ottenere grandissimo successo.

Dopo il ritiro, tra il ’69 e il ’79 ha allenato Rosario Central, Estudiantes e Racing Club oltre ad essere stato selezionatore dell’Argentina.

Morì il 17 febbraio del 2005 a causa di un tumore al pancreas. È nella 36° posizione nella classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata nel 2000 da IFFHS. Dal 2004 fa parte della FIFA 100, una lista che raggruppa i maggiori fuoriclasse di sempre.

«È vero, ho giocato molto di più nella Juve. Ma l’esperienza a Napoli è stata speciale, impossibile da dimenticare…» neanche noi ti dimentichiamo… grandissimo Omar!


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI