Totò, ritrovato testamento da massone: “Amare il prossimo, fare del bene senza limiti”


Antonio de Curtis in arte Totò era un massone. L’ultimo colpo di scena dell’indimenticato Totò giunge a 49 anni dalla sua dipartita ed è affidato a una sorta di testamento – più che altro un modulo precompilato – in possesso della “Loggia Fulgor” di Monte di Dio, a Napoli. Sarebbe questa, infatti, la massoneria presso la quale l’attore napoletano si iscrisse nell’aprile del 1945, per l’esattezza nel giorno 9.

Poche righe in risposta a tre quesiti postigli dal predetto modulo. E’ questo ciò che viene considerato il suo “testamento spirituale”: Cosa dovete all’umanità? “Amare il prossimo come se stessi. Aiutarlo, fare del bene senza limiti di sorta”; Che cosa dovete alla patria? “Tutto, anche il sacrificio supremo”; Che cosa dovete a voi stesso? “Niente all’infuori del miglioramento spirituale”.

Più esaustiva sarà certamente la presentazione e il racconto che del Totò massone saprà fornire Ruggiero di Castiglione mercoledì prossimo, 9 novembre, a Roma, presso la libreria Rotondi di via Merulana. Lo studioso di massoneria di origini napoletane ad aprile presenterà proprio un libro su questo aspetto della vita del grande attore della Sanità, ma ha già fornito alcune prime anticipazioni sulle pagine de LaRepubblica.it: “La sua voglia di sangue blu, che all’epoca era stata placata dalla sentenza della Corte d’Appello che lo riconosceva figlio del marchese de Curtis, non c’entra nulla con il suo ingresso nella massoneria. Il fatto è che Totò lavorava a Roma e nelle sue incursioni napoletane trovò una città distrutta dalla guerra. Voleva fare beneficenza. Questo lo univa a due persone, due conti, Raimondo Caetani (discendente del principe di San Severo) della cui villa di Torre del Greco Totò era assiduo frequentatore, e il giornalista sceneggiatore Fabrizio Sarazani. Proprio nella ‘A livella Totò avrebbe espresso tutta la sua anima massonica: si iscriveva la borghesia che non poteva elevarsi al livello dell’aristocrazia. E a loro si rivolgerebbe Totò per spiegare che la massoneria è miglioramento di se stessi, non ha niente a che vedere col commercio di gradi e onorificenze”.

Tuttavia – racconta sempre di Castiglione – Totò rimase un po’ deluso dall’esperienza massonica: “Non fu molto attivo come massone e se ne andò deluso. La loggia non soddisfaceva i suoi ideali di benefattore assoluto”. Eppure Totò coinvolse nella massoneria numerosi personaggi legati al mondo del cinema e dell’arte e assidui frequentatori dell’isola di Capri.

Tra questi Carlo Campanini, devotissimo di Padre Pio. Molto interessante, a tal proposito la spiegazione del perché Antonio de Curtis non volle mai incontrare il frate di Pietrelcina: “Non voglio essere letto dentro” rispose una volta all’amico che gli propose di recarsi con lui presso il cappuccino.


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