La cannabis prodotta a Firenze non sarà però utilizzata per sintetizzare farmaci, ma consumata “al naturale”. La sostanza si potrà assumerla sotto forma di decotto oppure con un vaporizzatore, in modo da inalarla senza bruciare la sostanza. Ovviamente ci sono delle determinate patologie per cui ne sarà ammessa la somministrazione.
Qualora uno specialista ritenga che uno dei suoi assistiti abbia bisogno di questo tipo di antidolorifico, è tenuto a compilare un piano terapeutico nel quale sono indicate le quantità da assumere ogni giorno. La marijuana è un antidolorifico di seconda scelta, cioè viene utilizzato quando altre sostanze non hanno apportato un beneficio.
Il ministero nei mesi scorsi ha redatto una sorta di “bugiardino” della cannabis, nel quale si spiega che può funzionare come analgesico per patologie che implicano spasticità come la sclerosi multipla oppure le lesioni del midollo.
Può essere utile anche nel dolore cronico in generale e in particolare a quello di natura neurologica; può aiutare contro la nausea da chemioterapia, radioterapia, o da terapie per l’Hiv; stimola l’appetito in chi ha anoressia nervosa o comunque non mangia a causa di gravi patologie. Infine c’è l’effetto ipotensivo nel glaucoma che resiste alle terapie convenzionali.