Il padre di Stefano: “Un orologio e una catenina: ecco cosa resta di mio figlio. Voglio giustizia”


Il dolore ora è enorme, è un macigno sul cuore, e ha spazzato via la speranza che tutto potesse finire diversamente. Il padre di Stefano Feniello, il ragazzo campano morto sotto le macerie dell’hotel Rigopiano, è disperato e arrabbiato. Ieri lo hanno cacciato dall’ospedale, oggi arrivano le sue dichiarazioni rilasciate in una conferenza stampa.

“Un braccialetto, un orologio e una catenina. Ecco cosa resta di mio figlio”. Dopo il riconoscimento del corpo di Stefano, Alessio Feniello vuole che venga fatta giustizia. E lo dice a voce alta e decisa: “Chi devo ringraziare per tutto questo, chi? Mi batterò fino alla fine, a costo di vendere tutte le proprietà, pur di avere giustizia. Non voglio denaro, non ne ho bisogno, voglio giustizia. In Italia è facile che succedano le cose per poi dire che bisognava pensarci prima. Se non succedono prima le tragedie non si prendono provvedimenti. Ma un quattro stelle doveva avere un gatto delle nevi. Anzi, bastava un trattore dei contadini, che spazzava la neve tutta la notte. Non c’era bisogno di spazzaneve o turbina. Mio figlio aveva chiamato il giorno prima per chiedere se tutto era a posto e gli avevano detto che garantivano il servizio. Ma quale servizio? I viveri?”.

Dopo la tragedia e il ritrovamento della fidanzata di Stefano, Francesca Bronzi, anche il figlio di Feniello era stato inserito in un elenco di superstiti. Poi, però, di lui non c’è stata traccia, fino a due giorni fa, quando è stato estratto il suo cadavere.


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